Il collettivo internazionale di fotografi-architetti documenta e racconta il paesaggio contemporaneo delle aree interne
Urban Reports è un collettivo internazionale di fotografi che raccontano il paesaggio e l’architettura, attraverso reportage su scala urbana e territoriale. Il gruppo, formato da fotografi-architetti, propone l'uso della fotografia come strumento per indagare ed esplorare i paesaggi contemporanei. Il loro lavoro documenta le aree interne, i luoghi del conflitto latente quali sono i territori di confine, i bordi dello spazio urbano o al contrario le intromissioni delle infrastrutture all’interno degli spazi rurali e più in generale nel paesaggio.
Reportage che hanno l’obiettivo di descrivere i luoghi in maniera apparentemente oggettiva, facendo una cronaca quasi giornalistica del paesaggio europeo: dall’Italia alla Spagna, fino all’Olanda. Osservando gli scatti del collettivo di Urban Reports sembra di tornare indietro di 40 anni, al grande lavoro documentaristico svolto dalla Mission photographique de la DATAR (Délégation interministérielle à l'aménagement du territoire et à l'attractivité régionale). Una missione voluta dal governo francese che vide impegnati dodici fotografi europei, tra cui Robert Doisneau, Gabriele Basilico e Alain Ceccaroli, nella “rappresentazione del paesaggio francese degli anni ‘80” dal 1983 al 1989.
Documentare, rappresentare e raccontare, come nel caso di Urban Reports, attraverso un laboratorio fotografico sul paesaggio quotidiano che sollecita diverse discipline: architettura, geografia, sociologia e urbanistica. Un approccio nuovo, anche per la formazione dei suoi fondatori tutti architetti-fotografi, che spesso non disdegna la poesia lieve tipica degli scatti di Luigi Ghirri e della sua lezione fotografica sul paesaggio italiano.
Racconto che emerge con forza in uno degli ultimi lavori del collettivo, quello per “Arcipelago Italia”, il Padiglione Italiano all’ultima Biennale di Venezia, curato da Cucinella. Un viaggio a tappe, attraverso fotogrammi delle aree interne del nostro Paese e dei progetti di rigenerazione urbana, dalle Alpi scendendo per l’Appennino per arrivare sino alle isole.
Un progetto di ricerca, uno strato interpretativo in più rispetto ai progetti di architettura proposti dal Padiglione Italiano, la contestualizzazione degli interventi e la fotografia per raccontare i territori in cui queste azioni si collocano.
Intervista a Urban Reports: come è nato il collettivo e quali i progetti in sviluppo
La redazione di Isplora ha avuto la possibilità di incontrare i fondatori di Urban Reports: Davide Curatola Soprana, Alessandro Guida, Isabella Sassi Farìas e Viviana Rubbo, e di scambiare alcune battute con loro che riportiamo qui di seguito.
Come è nato il collettivo di Urban Reports? Quali gli obiettivi e il metodo di lavoro?
Il nostro collettivo nasce dal desiderio di documentare il paesaggio contemporaneo, proponendo la fotografia come strumento critico di indagine e osservazione delle sue dinamiche di trasformazione. Alcune tra le tematiche al centro della nostra ricerca sono: il consumo del suolo, l’accelerazione dei fenomeni di urbanizzazione, la desertificazione delle aree rurali, i vasti territori post-industriali che vanno ripensati e restituiti al territorio, le sfide delle grandi aree urbane e delle periferie metropolitane.
Siamo tutti architetti per formazione, ciascuno con un proprio bagaglio di esperienze e progetti personali sulla dimensione urbana e territoriale, che ha permesso di riconoscerci intorno all’obiettivo comune di raccontare questi fenomeni attraverso il mezzo fotografico. Il nostro metodo di lavoro si costruisce di volta in volta insieme ai partner, ma si fonda sempre e comunque sulla preliminare scoperta dei luoghi accompagnati da esperti tematici e attori locali che ci possano aiutare a “guardare, ascoltando” per acquisire così gli elementi utili a comprendere il contesto.
Volete parlarci del vostro ultimo progetto, “L’altra Italia”, da poco pubblicato per Johan and Levi editore? Ci sono altre “cronache” in cantiere?
L'Altra Italia, edito da Johan&Levi, nasce dal progetto curatoriale di Mario Cucinella per il Padiglione Italiano alla Biennale di Venezia del 2018 ed è stato realizzato grazie al contributo della Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del MiBACT. È stata una campagna fotografica che nell'arco di 7 mesi ci ha permesso di indagare, aiutati da un gruppo multidisciplinare, 5 aree definite “interne”: le foreste Casentinesi, Camerino e l’area del cratere, Gibellina e la Valle del Belice, Ottana in Barbagia e la Valle del Basento in Basilicata.
Un viaggio durante il quale abbiamo cercato un equilibrio tra metodo collettivo di esplorazione, autorialità dei fotografi e l'ascolto delle persone incontrate lungo il cammino, per proporre una nuova narrazione dei luoghi scelti dal curatore. Ne è emerso un paesaggio arcaico, crudo, essenziale, tanto lontano dalle rotte turistiche quanto vicino a una dimensione primigenia. Il volume contiene un’introduzione dell’architetto Mario Cucinella e testi di Marco Belpoliti, scrittore e saggista.
Dopo questa bellissima esperienza continuiamo a esplorare le aree interne del paese e le trasformazioni delle grandi aree urbane e metropolitane con formule di lavoro di diversa natura: workshop e campagne fotografiche. Per ora non possiamo anticipare troppo, ma nel 2019 saremo di nuovo in giro per l’Italia!
Più informazioni sul nostro progetto fotografico per Arcipelago Italia: http://www.urbanreports.org/arcipelagoitalia Scheda libro disponibile su: www.urbanreports.org/altra-italia-book/
Il paesaggio italiano di oggi che cosa ci racconta? Come la fotografia può aiutarci a descriverlo e raccontarlo?
Soffermarsi ad osservare e documentare il paesaggio contemporaneo vuol dire raccontare la presenza dell’uomo nel suo ambiente, la stratificazione dei segni lasciati in un luogo. Vuol dire posare l’attenzione sulle conseguenze di scelte pregresse e riflettere sulle dinamiche del presente. Oggi più che mai, ci sembra urgente poter supportare un confronto sulle trasformazioni del paesaggio, sugli effetti dell’assenza di un’agenda urbana e territoriale (in Italia come in molti paesi europei) capace di dialogare in modo multidisciplinare e corale con la società civile, gli attori e le istituzioni del territorio.
Il grande valore di una campagna fotografica è la pluralità di visioni, costruite collettivamente, per elaborare una diagnosi, osservare alla giusta distanza e ponderare le scelte di azione sul territorio. La fotografia, come metodo per relazionarsi con il contesto, può dare quindi un contributo culturale, divenire sguardo critico, presa di coscienza e conoscenza dello spazio, capace di incoraggiare la riflessione sui caratteri identitari dei luoghi e sui possibili scenari di trasformazione. Da una parte, un approccio che apre a nuove prospettive e nuove possibilità di analisi; dall’altra, un potente mezzo di comunicazione in grado di nutrire un nuovo immaginario dei luoghi stimolando il confronto con una grande varietà di attori e stakeholder, quali i professionisti che si occupano di territorio, ma anche un pubblico più vasto.
Foto di copertina: Viadotto lungo la strada Mamoiada-Nuoro. Sezione Barbagia - di Alessandro Guida / Urban Reports, dalla campagna fotografica realizzata per Arcipelago Italia (2018)