La casa si trova nel sud-ovest dell'Alentejo, nel profondo delle colline di Grandola. La topografia dolcemente ondulata è in contrasto con l'aspra aridità del paesaggio e con la sua vegetazione spoglia di sugheri e lecci con radi cespugli striscianti dal suolo calcareo.
Data la sua lontananza e l'isolamento, la casa riecheggia la tradizione dell'alcáçova portoghese, -o qasbah, secondo la sua etimologia araba-, che funzionava come una cittadella difensiva, o composto, con le sue costruzioni costruite all'interno e protette da un alto perimetro di mura. Poeticamente, evoca la nozione heideggeriana di "spazio delimitato", del bisogno umano di definire un luogo di dimora in mezzo all'infinità del paesaggio. In effetti, questa tipologia di fattoria fortificata è la forma di occupazione dominante nel Maghreb e nel Mediterraneo, dall'antichità romana e dagli insediamenti arabi, fino all'excursus di Fernand Pouillon e Le Corbusier ad Argel.
La casa è concepita come una corte murata, alla quale si contrappone una serie di volumi interni. Il posizionamento di questa corte nel paesaggio è stato in realtà vincolato da un allontanamento normativo dai limiti della proprietà. Situata su una linea di valle, appare semiaffondata a partire dall'angolo sud-ovest, rivelandosi progressivamente verso nord-est. A parte una porta d'angolo e la piccola porta d'ingresso, i muri esterni non hanno quasi nessuna apertura. Fa eccezione il prospetto est, che si apre su una grande terrazza che si affaccia sulla vastità del paesaggio e su un piccolo torrente sottostante.
All'interno del cortile, tre volumi rettangolari occupano gli angoli nord, est e ovest, comprendendo rispettivamente le suite delle camere da letto, il soggiorno e la cucina e il garage-camera da letto per il personale, mentre il vuoto verso sud è formalmente occupato da un frutteto.
Le aree comuni funzionano in una sequenza classica di stanze che si dispiegano, dalla cucina al soggiorno e alla biblioteca, tutte separate da porte a scomparsa simmetriche. La zona pranzo è divisa dal soggiorno da un grande camino con una canna fumaria metallica sospesa. Il soffitto è fatto di travi strutturali in legno imbiancato e di tavole con pareti stuccate bianche e pavimenti in cemento.
Rivestite dall'esterno in una muratura di pietra imbiancata, le spesse pareti sono sormontate da una sfuggente tegola, suggestiva di un tetto a falde che in realtà non esiste, e da un architrave di cemento altrettanto dipinto a calce. La ruvidità di queste superfici di calce bruciata evoca una condizione vernacolare e quasi arcaica che è tuttavia liquidata dalla sua pura scala e astrazione.
Credits
- Mediakit: PROMONTORIO in co-authorship w/ Joao Cravo
- Fotografie: AlexandreRamos Frame Fotografia, LuisViegas
- Disegni: Carmo Costa