The Interlock: il progetto di Bureau de Change - ISPLORA
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The Interlock: un manoscritto d’argilla

Progetti

Nel quartiere Fitzrovia di Londra, il progetto The Interlock di Bureau de Change è al contempo cesura e congiunzione, con uno studio di facciata che reinterpreta e sperimenta le infinite variabili compositive date dall’uso del mattone come materiale costruttivo ed elemento formale.

In quell’esatto luogo in cui la Riding House street si apre alla Wells street. Tra le vie che hanno respirato a pieni polmoni l’aria della Londra dickensiana. In un quartiere scolpito da un denso passato letterario scritto da importanti personalità come Virginia Woolf, George Bernard Shaw e Arthur Rimbaud. Qui, tra le altre, una casa trova il proprio senso contemporaneo. Un senso - di rimando alla Sehnsucht romantica mitteleuropea – come una tensione verso una nostalgia di appropriazione del passato, come di una cristallizzazione ad oggi di un momento lontano nel tempo.



Forse una rilettura vernacolare, forse una sperimentazione rigorosa nell’uso di un materiale, il progetto per The Interlock vede lo studio Bureau de Change impegnarsi con grande dedizione nell’uso del mattone. Un materiale significativo non solo nella composizione della facciata, ma anche nel rimando al luogo. A quell’esatto luogo che ha ospitato – ed ospita oggi – un ventaglio eterogeneo di stili architettonici, dalla chiesa di John Nash’s All Souls alle strutture in calcestruzzo armato, da edifici residenziali del XIX secolo, a complessi commerciali del dopoguerra e contemporanei. In una strada la cui verticalità è definita matericamente dalla giustapposizione del mattone come elemento costruttivo principale, con la sua posa fiamminga o a cortina, The Interlock interrompe e - contemporaneamente - si congiunge al brano di città reinterpretando i caratteri della tessitura muraria tradizionale. 



Combinando l’aspetto pragmatico e formale, Katerina Dionysopoulou e Billy Mavropoulos – gli architetti fondatori dello studio – trovano il significato del loro esercizio architettonico, con il desiderio di portare un senso di teatralità, di divertissement e innovazione al progetto degli spazi, dei prodotti e degli ambienti.

Eravamo interessati a partire da queste proporzioni estremamente tradizionali e, in qualche modo, arrivare a sovvertirle – come la scatola di un puzzle che sembra familiare e, invece, rivela una complessità nascosta che aumenta sempre più man mano che si interagisce con essa. (Katerina Dionysopoulou)

Il paradigma compositivo

Nel progetto della façade di The Interlock, il disegno del pattern destruttura la superficie liscia nell’esatto punto in cui gli elementi portanti interagiscono con le aperture, attraverso lo studio disciplinato - a tratti matematico - della posizione dei singoli elementi. I mattoni sembrano intrecciarsi contro i vetri, trasformarsi e ruotare come ingranaggi, mentre si scompongono lungo la linea marcapiano e ricompongono a contatto con gli edifici adiacenti. Dietro alla regolarità della facciata, tre appartamenti e un café con gallery. 

Abbiamo lavorato iterativamente con il team di Forterra – adattando e rivedendo costantemente i mattoni in 3D. Stavamo percorrendo la linea di ciò che sarebbe stato tecnicamente possibile, e attraverso questo processo, abbiamo trovato un modo che fosse sia costruibile, che capace di produrre la ricchezza e il movimento cui volevamo tendere. (Billy Mavropoulos)

La facciata, modellata tridimensionalmente, è stata progettata finemente in modo che ogni pezzo potesse essere regolato singolarmente pur mantenendo la possibilità di una prefabbricazione che diluisse l’integrità produttiva, costruttiva e formale. L’argilla blu dello Staffordshire, in forte contrasto con i mattoni del contesto, è modellata attraverso 14 stampi di acciaio fatti a mano e cotti in ossidazione fino a creare una finitura di colore blu opaco.In seguito alla cottura, questi 14 primi elementi – definiti “genitori” – sono stati divisi a formare le 30 “generazioni” successive, dalle quali è potuta partire la realizzazione dei 5000 blocchi, avvenuta nel corso di tre mesi sulla base di modelli realizzati in scala 1:1 e capaci di definire il numero, la tipologia e la posizione di ogni mattone. Una raccolta di 188 pezzi che, una volta collezionati, sono apparsi come la grammatica di un nuovo paradigma compositivo, l’alfabeto di un diverso linguaggio, i segni di un manoscritto d’argilla.






DATI PROGETTO

  • Studio di architettura: Bureau de Change
  • Ingegneria strutturale: HRW
  • Ingegneria M&E: MWL Group
  • Cliente: HGG London
  • Impresa di costruzioni: Phillip Banks
  • Impresa di costruzioni (Façade): Irvine Whitlock
  • Azienda di produzione mattoni: Forterra
  • Fotografia: ©Gilbert McCarragher

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