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Ripensare il non-finito

Progetti

La Fondazione Culturale si trova immersa nel verde della campagna di Casale Marittimo, un paesaggio straordinario che richiede una cura e un dialogo profondo tra architettura e contesto.

Ci troviamo a Casale Marittimo difronte a due scheletri in calcestruzzo, rimasti da diversi anni incompiuti, la loro condizione influiva – agli occhi dei più – negativamente sul paesaggio. 

Come spesso accade la prima “mossa” risiede nell’idea di demolire i non-finiti senza la necessità di attivare alcun progetto di riuso o recupero. L’architetto Pietro Carlo Pellegrini, invece, difronte a questa possibilità e sfida ha deciso di applicare il suo concetto di “costruire sul costruito”, che è il cardine della sua ricerca e produzione architettonica



Il significato centrale di questa espressione racchiude in sé una pluralità di significati: non è solo un recupero o un innesto sull’esistente, ma l’impostazione di un dialogo con il contesto, con la storia e con il progetto.


La bellezza unita alla funzionalità sono gli obiettivi del suo lavoro. L’architetto mette in secondo piano l’autorialità dell’opera, in favore di un approccio metodologico adattivo, caratterizzato da una profonda conoscenza dell’edificio, dei materiali e dei processi di costruzione.



La Fondazione Culturale si trova immersa nel verde della campagna di Casale Marittimo, un paesaggio straordinario che richiede una cura e un dialogo profondo tra architettura e contesto.

L’intervento di “costruzione sul costruito” ha permesso all’architetto Pellegrini di ripensare a questi scheletri non-finiti, accogliendoli e scegliendo di utilizzare più la lingua del contrasto che quella dell’assonanza. Questa strategia è stata messa in atto attraverso due differenti scelte compositive: da un lato quella di mantenere il calcestruzzo grezzo che rievoca e ricorda gli scheletri incompiuti; dall’altro la predisposizione di infissi, portali e frangisole in acciaio satinato, legno di cedro ossidato e una pavimentazione in Pietra di Matraia

L’architetto Pellegrini, nel docufilm Il senso dei sensi, presto disponibile su Isplora.com, ci racconta come i sensi assumino un ruolo fondamentale nella scoperta del Centro Culturale:

“Parlando del Centro Culturale di Casale Marittimo, il tatto è uno dei sensi che più entra in gioco, una è la sensazione che sentiamo sotto i nostri piedi – mentre camminiamo lungo la rampa – un’altra è quella che sente la mano che corre lungo il prospetto. Da un lato, il piede appoggia sulla durezza della pietra, quella di Matraia, mentre dall’altro la mano accoglie la porosità del calcestruzzo e la compattezza dell’acciaio.  

I due edifici si presentano leggermente staccati uno dall'altro: uno è più grande e uno è più piccolo e sono posti a scendere sulla collina. A livello compositivo e spaziale, l’idea è stata quella di unirli insieme attraverso un tappeto di pietra. In questo caso è stata usata proprio la pietra di Matraia, una pietra lucchese, che utilizzo molto nei miei progetti perché molto compatta, durevole, che non sente il freddo. In questo progetto è stata scelta anche per la propria nuance, sembra quasi un cemento, e ben si unisce ai colori del paesaggio e del calcestruzzo esistente.

Quindi il calcestruzzo grezzo e la Pietra di Matraia donano al complesso un aspetto artigianale e scultoreo!”



L'unica nuova costruzione è la veranda esterna, che si appoggia con rispetto sui pilastri esistenti in cemento, ed è realizzata attraverso una struttura in ferro verniciata sostenuta da due capriate composte su disegno. 



Il progetto della Fondazione Culturale ricrea, quindi, un luogo in cui natura, paesaggio, cultura e immaginazione si fondono in un’esperienza unica!

Credits

  • Redazione Isplora
  • Fotografie: Carlotta Di Sandro, courtesy of Pietro Carlo Pellegrini Architetto

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