Firmato dallo studio ATOMAA, Casa Cinsc è un progetto di rilettura e recupero di una dimora rurale alpina, con una forte attenzione alla valorizzazione del paesaggio alpino, prezioso patrimonio.
UN RIFUGIO TRA LE ALTURE
All’estremo nord delle Alpi occidentali italiane, immersa nella natura più incontaminata, Casa Cinsc si trova in una delle ormai poche valli risparmiate dall’espansione del turismo di massa, che dagli anni ‘50 agli anni ’80, ha trasformato la montagna. Siamo a quasi 1.400 metri di quota, dove le strade si fanno via via più ripide per raggiungere il piccolo raggruppamento di case arroccato su un crinale montuoso. Luoghi abitati da generazioni che hanno mantenuto vaste distese di prati da pascolo e terreni coltivati, oggi restituiti ai fitti boschi. Un processo inevitabile di riappropriazione della natura che caratterizza l’attuale valle e richiama un turismo lento e rispettoso.
Il grande valore di questo luogo si può riassumere in poche parole: l’essenza del patrimonio rurale alpino e l’inestimabile valore delle risorse a disposizione, grazie al ricco contesto naturale.
Casa Cinsc è un atto di recupero e di rilettura della dimora rurale alpina per la valorizzazione di un prezioso patrimonio.
CONTRO L’ABBANDONO DEL PAESAGGIO ALPINO
Architettura tradizionale che emerge dalle tracce di un passato bucolico, connotato dal presidio da parte di uomini che hanno saputo insediarsi nel rispetto di un luogo duro, fatto di pendii scoscesi, rocce e boschi rigogliosi. Inaccessibili e generosi allo stesso tempo, è proprio in questi territori che si radica e si perpetua la tradizione costruttiva, tipologica e popolare, rivelando cos’è la cultura della montagna.
RUDERI, TRACCE DI UNA STORIA
I primi sopralluoghi hanno rivelato un rudere tipico della zona, usato principalmente per il ricovero del bestiame e del fieno stagionale. La struttura risultava piuttosto precaria, in fragile equilibrio, ma ha riservato scoperte inattese. Emergono, infatti, un ampio arco in pietra e un antico camino al pianterreno lasciando immaginare che prima di essere usato come stalla, l’edificio avesse svolto la funzione di dimora. Inoltre, la presenza di una sorta di Tholos all’esterno, meno tipico nella zona, ha connotato maggiormente il complesso.
COSTRUIRE NEL COSTRUITO
Il progetto ripristina la vecchia sagoma, consolida le murature e interviene riconfigurando gli ambienti interni. Da uno scambio di volumetrie, ne scaturisce un corpo aggiuntivo che arricchisce l’assetto originario e chiarisce spazi e funzioni. Per farlo si è ricorso al ridisegno di uno spazio fulcro della casa, il luogo della convivialità, la cucina, ricavando una doppia altezza capace di restituire superficie utile per realizzare l’ampliamento. Si dilata così l’ambiente concedendo maggior agio e inondando lo spazio di luce naturale. Ingresso e soggiorno trovano quindi collocazione nel nuovo volume che, a ridosso della montagna, non poteva che voltarsi verso il paesaggio.
L’interno si configura così come luogo privilegiato da dove osservare il profilo delle cime. Le diverse aperture che movimentano le facciate derivano da una parte dal risanamento di quelle precedenti e dall’altra rivisitano geometrie archetipiche. Progettate dall’interno verso l’esterno, queste aperture sono scorci verso il paesaggio che costruiscono una geografia nuova dello spazio domestico. Ogni ambiente entra così in relazione, diretta e unica, col mondo naturale che lo circonda e di cui, in fondo, fa parte.
Casa Cinsc si presenta priva di ornamento, rigorosa e minimale nel linguaggio, così come quando venne concepita. Le trame delle murature tra vecchio e nuovo si intrecciano in un’unica maglia, ricostruita a mano, pietra dopo pietra. L’interno, attraverso l’uso di pochi ed essenziali materiali, mostra invece una ricchezza di volumi, livelli e proporzioni.
NON SEMPLICE LEGNO
In un contesto fortemente caratterizzato dall’uso della pietra, scegliamo internamente il legno per i pavimenti, le pareti, i soffitti e gli arredi principali. Il contrasto tra esterno e interno è evidente, fuori una scocca in pietra dura, fredda, mimetica con il paesaggio, dentro, invece, un ambiente intimo e caloroso, dove il legno è protagonista. Rimane così immutata l’immagine tradizionale, seguendo il rigore delle imposizioni normative, che trova il suo equilibrio con gli ambienti interni legati ad un immaginario che attinge invece all’architettura contemporanea alpina. Questo nucleo interamente in legno si inserisce all’interno del perimetro esistente ricalcandone la sagoma. È il principio dello “spazio nello spazio”, uno degli strumenti di ATOMAA per il riuso dei ruderi alpini.
Si sovrappongono i livelli, l’esistente e il nuovo, si stratificano i materiali, la pietra con la sua massa termica e il pacchetto interno completo con la sua intelaiatura, l’isolante in fibre di legno e il rivestimento in multistrato di betulla. Si genera così il comfort domestico ambito rendendo abitabile il vecchio rudere. In una valle di larici, è proprio quest’ultimo la scelta privilegiata, ma ove possibile si riutilizza quello antico, recuperato dalla dismissione dei vecchi solai e dalle travi ammalorate del tetto per darne nuova funzione.
ROCCIA E NON SOLO
Casa Cinsc si erge sopra la roccia, determinando in parte lo sviluppo della casa per la necessità di accomodare il terreno. Della stessa roccia sono fatte le murature esistenti e quelle nuove, una presenza importante che si svela intatta in alcuni ambienti della casa. Dove non arriva né il legno né la pietra, ecco il cemento, usato in maniera puntuale, per la struttura, e dove è presente non si nasconde, ma dialoga apertamente con i materiali principali della casa.
ABBIAMO RIUSATO TUTTO!
Riutilizzo totale e quasi ossessivo dei materiali di spoglio del rudere esistente. Nuova vita, anche dove le condizioni delle strutture non ne consentivano il recupero: abbiamo riusato tutto! Le pietre delle porzioni murarie antiche, dismesse, sono state usate per ricostruire i muri nuovi, il legno del vecchio tetto per realizzare architravi di porte e finestre. I muri di contenimento dei terrazzamenti sono stati realizzati con porzioni della roccia scavata, così anche il volume dell’ampliamento. Inoltre, le pavimentazioni esterne riusando le piode del vecchio tetto. Tutto questo grazie ad artigiani locali che conservano ancora l’abilità della costruzione tradizionale delle case in pietra.
ENTRANDO
Il primo ambiente che si incontra è il soggiorno, anticipato da una sorta di vestibolo. Questo spazio è stato concepito per osservare la montagna accompagnati dal calore di una stufa dal linguaggio contemporaneo. Qui il pavimento è in resina nera differenziando l’ambiente nuovo dal resto della casa, con pavimenti in larice. Assecondando lievi differenze di quote si passa all’edificio preesistente dove un tempo c’era la porta d’ingresso.
La cucina/sala da pranzo è collocata – come da tradizione – nella parte centrale dell’abitazione, il vero cuore della casa, da cui si diramano tutti gli ambienti. La cucina è caratterizzata da un grande elemento di arredo che occupa tutta la doppia altezza della stanza e dà volto contemporaneo allo spazio interno. La stanza è colma di luce naturale che entra dal timpano principale, completamente vetrato. In questo ambiente, illuminato dall’alto, piccole finestre incorniciano la vista verso il paesaggio, dipingendo scene dinamiche al mutare delle stagioni. Il volume dei servizi con la parete della cucina e le due rampe di scale è un vero e proprio blocco funzionale per la fruizione degli spazi. Questo elemento centrale funge da cerniera e attorno ad esso orbitano flussi e funzioni.
Percorrendo una stretta scala, la camera principale si trova al piano inferiore, per garantire una maggiore privacy ma soprattutto per godere della vista privilegiata dall’arco in pietra. La finestra ad arco offre uno spazio per sedersi e contemplare la natura, concedendo il piacere di ammirare il paesaggio, attraverso un elemento tettonico unico, che rispecchia e rimanda a una preesistenza importante.
Sotto le falde del tetto, una seconda stanza si nasconde invece al piano superiore, accedendo da una botola a scomparsa. Solo da questa altezza, attraverso un’apertura ricavata nella parete, si può ammirare il paesaggio attraverso il timpano vetrato.
NOTE SUL RECUPERO
Il trattamento rispettoso delle preesistenze storiche è stato un gesto importante e quasi obbligato, sullo sfondo di un reticolo normativo e burocratico molto complesso. Il recupero è stato un atto di bilanciamento tra autenticità e contemporaneità, un tentativo di mantenere l’atmosfera e l’identità del luogo anche intervenendo tra struttura nuova e struttura antica generando così un dialogo contemporaneo, nell’intento di preservare il Patrimonio Rurale Alpino.
Assistiamo ad un ritorno spesso spontaneo dell’interesse collettivo per questi luoghi, specialmente in questo momento storico. Non è solo la necessità di evadere, a volte, da una realtà fortemente urbanizzata, una realtà dalle mille opportunità e dai ritmi inarrestabili, ma è forse la riscoperta di un legame con la natura, da sempre insita in noi. Osservare le Alpi con l’ambizione di costruire un nuovo scenario possibile, non più un semplice luogo di vacanza, ma il prospero territorio dove poter radicare economie locali verso una nuova sostenibilità. Promuovere un turismo sostenibile capace di inserirsi in un contesto locale costruito esistente e di arricchirlo.
Cos’è, davvero, questo Patrimonio Rurale Alpino, quale la sua ricchezza? La durata del tempo immobile, la storia del luogo, testimoniata da che edifici concepiti in maniera spontanea, vernacolare. La creazione di un paesaggio antropizzato in perfetta simbiosi con la natura circostante. La proporzione rispettosa tra artefatto e natura, nella creazione di un sistema che rende indistinguibile il luogo costruito dal paesaggio naturale, che in fondo coesistono.
ATOMAA prova oggi ad interpretare questa tendenza, in un quadro più ambizioso, proponendo questo, come il primo di una serie di interventi volti a rilanciare il territorio locale, preservando l’equilibrio antropico del luogo.
Credits
- Press Kit: ATOMAA Studio
- Fotografie: Alberto Strada