Interazioni e relazioni, pratiche e ricerche, attraverso l’etimologia e l’arte, per arrivare al progetto partendo dal luogo
Site-specific come modo di interagire e relazionarsi con l’ambiente circostante, come pratica e ricerca da applicarsi a diverse discipline, dall’arte all’architettura.
Site specific architecture come la modalità di progettare proposta dallo studio ARW, partendo da un luogo, dialogando e lavorando su questo, intrecciando relazioni esistenti e costruendone di nuove per trasformare lo spazio. Un modo di fare e pensare l’architettura, quello proposto dagli architetti Camillo Botticini e Matteo Facchinelli, fatto di connessioni con il contesto. Contesto ampio, non soltanto fisico e morfologico, ma anche sociale ed economico, reinterpretato attraverso l’uso della similitudine o, al contrario, della differenza.
L’etimologia ristretta
Nell’intenzione di ricercare l’origine del termine, l’etimologia ci riporta al latino situs, «luogo, posizione», derivato di sinere, «lasciare». Un termine che nel tempo ha assunto significati e accezioni dal peso e dalla conformazione diverse, muovendo dal “sito” come “posizione e situazione” sino al più recente “posto e luogo”, un utilizzo entrato nelle narrazioni ufficiali e negli usi quotidiani: dal “sito UNESCO” al “sito WEB”.
Con il tempo si è assisto, dunque, ad una definizione e limitazione del termine e del luogo, una caratterizzazione originata della migrazione della parola in altri ambiti disciplinari, dal linguaggio politico-geografico a quello scientifico, con particolari usi nella biologia molecolare e nell’informatica.
L’aggiunta di specific, specifico, al termine site sembra ancora di più ritagliare uno spazio semantico definito, preciso e puntale.
L’allargamento dell’arte
Cercando oggi la denominazione “site-specific” troveremo: “created, designed, or selected for a specific site”, identificando quindi una serie di azioni progettuali e operative all’interno di un perimetro definito, specifico. Un termine usato nell’ambito dell’arte per indicare un intervento pensato e inserito in un preciso luogo, dove l’opera si rapporta con lo spazio attorno a questa, sia esso un museo o uno spazio pubblico, luoghi convenzionali e altri meno.
Proprio questo punto, l’idea di “arte ambientale” e poi “relazionale”, opera un allargamento di significato rispetto al termine “scientifico” entrato nell’uso quotidiano. In questo modo si possono leggere e interpretare le opere, le installazioni e le ricerche di importanti artisti contemporanei come Christo e Jeanne-Claude, Gordon Matta-Clark, Daniel Buren e Anish Kapoor.
Veli e griglie, specchi e cannocchiali, riquadri sul paesaggio e azioni sull’esistente.
Un’architettura “relazionale”
L’architettura, partendo dalla prospettiva dell’arte, sembra aver recepito questo significato “relazionale” del site-specific, un rapporto con il luogo e una sua interpretazione strutturata secondo gli aspetti propri della professione: quelli costruttivi e quelli economici, quelli compositivi e quelli funzionali.
Le opere e l’indagine svolta dallo studio ARW potrebbero, dunque, collocarsi lungo questo alveo fatto di un continuo scambio e dialogo con il contesto circostante, tensioni e richieste, tentativi di lettura e interpretazione, sperimentazioni e trasformazioni dello spazio, in un dato luogo.