La proposta flessibile e domestica di Mecanoo e Civic Architects per il nuovo spazio culturale di Tilburg.
Una rimessa ferroviaria a Tilburg, nei Paesi Bassi, è diventata un laboratorio culturale con biblioteca, ambienti coworking, caffetteria, sale eventi e spazi ludici. Si tratta di “LocHal”, un nuovo spazio per la cultura e per la condivisione che ha l’obiettivo di recuperare un deposito di locomotive degli anni Trenta. Il progetto è stato firmato dallo studio olandese Mecanoo e da Civic Architects, oltre alla collaborazione di diverse figure professionali, tutte impegnate nel progetto di riconversione del grande spazio industriale. Se nello scorso articolo ci eravamo occupati di OTO LAB un progetto “nostrano” che dal basso, attraverso piccole mosse e l’impegno di privati, cercava di ridare vita – e una funzione – ad uno spazio industriale abbandonato, al contrario LocHal rappresenta una trasformazione radicale all’interno di una strategia urbana complessiva che ha visto l’ingresso di numerosi investimenti al fine di convertire un luogo in disuso in spazio pubblico. Nel caso di OTO LAB il contesto interessato era quello di una piccola fabbrica all’interno del costruito lecchese, mentre per il progetto di Mecanoo si tratta di un vasto ambiente sito nella città di industriale di Tilburg, che contava 214.157 abitanti nel 2017.
LocHal si colloca all’interno del nuovo City Campus dell’Università di Tilburg, lungo l’asse ferroviario a contrappunto della vicina stazione ferroviaria (terminata nel 2017) e in stretta relazione con le istituzioni culturali già presenti nella città. L' elemento urbano è stato definito dai progettisti come: “un nuovo salotto urbano di classe mondiale per Tilburg in un iconico ex capannone per locomotive delle Ferrovie Nazionali Olandesi. [..] LocHal è uno spazio per giovani e meno giovani per leggere, imparare, studiare, incontrare e riunire. È un luogo per testare, creare, esporre e presentare le ultime innovazioni.”*
Interessante è il processo compositivo alle spalle di questa operazione di riconversione, infatti il progetto dell'edificio è il risultato della collaborazione tra Civic Architects (lead architect), Braaksma & Roos Architectenbureau (restauro) e Inside Outside / Petra Blaisse (concept interni). Il design della biblioteca, dei laboratori, della caffetteria e degli uffici sono dello studio Mecanoo, mentre la consulenza ingegneristica è stata affidata alla società di ingegneria Arup che si è occupata degli aspetti relativi alla sostenibilità, del riutilizzo delle strutture e della progettazione acustica.
Il progetto LocHal lavora sul contrasto, combinando gli elementi storici dello spazio industriale con inserimenti colorati e materiali nuovi
Un intervento che, se da un lato si mostra rispettoso dell’edificio preesistente e della sua memoria, dall’altro propone una nuova anima, calda e quasi domestica. Il progetto lavora sulla palette cromatica, toni del giallo e del rosso, e sui materiali, con elementi in legno, ceramica e tessuto. L’integrazione fra il passato storico dell’industria con il presente e il futuro dello spazio culturale avviene attraverso numerosi richiami, oltre che con il restauro delle parti più rappresentative del deposito. Richiami alla funzione precedente che hanno una nuova funzione, come nel caso degli antichi binari che nella proposta di Mecanoo servono per far spostare tavoli e scrivanie, permettendo così di cambiare velocemente la conformazione dello spazio.
Allo stesso tempo gli elementi verticali della struttura metallica della fabbrica si trasformano in moduli per i piani di lavoro e in elementi tecnologici per il sistema di illuminazione. Grandi tende, pannelli leggeri e colorati, nuovi volumi costituiscono poi i dispositivi per dividere gli ampi spazi del fabbricato industriale, per generare gli ambienti raccolti degli uffici o della biblioteca. Ma l’elemento centrale del progetto è la grande scala progettata da Civic Architects, che oltre a distribuire i diversi livelli dell’edificio, diventa spazio pubblico, per eventi o semplice luogo di incontro e scambio. Le sedute lignee sono “flessibili”, ovvero possono essere ricomposte al fine di formare un appoggio o una nicchia di lavoro silenziosa.
L’altro cuore pubblico dell’intervento è la caffetteria, un piccolo volume rivestito da piastrelle colorate che fa da cerniera tra lo spazio esterno e quello interno, una soglia prima dell’elemento distributivo delle scale. Il progetto si struttura, poi, attraverso una serie di laboratori disseminati in tutto l’edificio: Digilab, GameLab, FutureLab, FoodLab, LearningLab, TimeLab, DialogueLab, WordLab; spazi per la formazione e per il divertimento che fanno da contraltare a quelli pubblici delle scale, della caffetteria e della biblioteca.
Ad emergere è un panorama nuovo, una proposta innovativa nelle forme e nei contenuti, sia nel rapporto – in forte contrasto – con la preesistenza industriale, che nella proposta di riuso basata sulla flessibilità e l’adattabilità del nuovo spazio culturale.