Isplora incontra Maurizio De Caro - ISPLORA
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Isplora incontra Maurizio De Caro

Professione

Con l’uscita del film “La Forma della Luce” con l’azienda Panzeri, Isplora inaugura ArchiElements, il nuovo format cinematografico che dà voce agli elementi dell’architettura, un racconto formativo per gli architetti dedicato alle aziende, esplorando progetti e prodotti, innovazione e ricerca.

La redazione di Isplora ha incontrato Maurizio De Carodirettore per la cultura del progetto di Panzeri, architetto, scrittore e ricercatore.

Un’occasione per parlare di progetti condivisi e collaborazioni attorno al tema del progetto contemporaneo, sperimentazione attraverso e sul terreno dell’architettura.



I: Partirei dal tuo ultimo lavoro di ricerca, da Mi senti?, “un trattato sull’architettura come comunicazione umana”, un itinerario sul mestiere di architetto. Nel corpo del testo fai una serie di considerazioni, attraverso azioni-pensieri, dei movimenti che ti portano a “io sono”. Ecco, chi è Maurizio De Caro?

MDC: Io sono… con questo breve aforisma racconto il concetto di spazio. “Io sono lo spazio” perché la proiezione, la produzione, la visualizzazione della stereometria che convenzionalmente viene chiamata architettura è un fatto estremamente solitario, personale.

Nessuno ne io ne tu abbiamo la stessa percezione di quello che stiamo vedendo, “nessuno potrà mai fare questo” non è solo un concetto filosofico, non esiste la realtà esiste solo l’interpretazione, solo la nostra proiezione.

Noi proiettiamo esattamente un'interiorità che abbiamo profondamente consolidato che è fatta di tutta la polvere che si è accumulata. Hai presente il comò della nonna? Ecco, si è accumulata tutta questa polvere sul comò della nonna e la nonna invece di toglierla la tiene.

Noi siamo il linguaggio che esprimiamo, noi siamo la parola che siamo in grado di dire ma soprattutto la parola che non siamo in grado di dire.

Siamo la formazione di tutto la sovrapposizione di tutto quello che siamo stati, i posti che abbiamo visto, le donne che abbiamo amato, figli, fratelli, padri e madri. Non è vero che non è rimasto dentro di noi tutto questo e quando noi ci esprimiamo in architettura non è la matita che parla, è la memoria, l’esperienza.

I: La memoria, il pregresso e la preesistenza, come elementi che vengono registrati e geografie che rimangono impresse. Ma qual è la tua esperienza che ti porti dietro?

MDC: Io non ho nessuna esperienza perché ho attraversato molte discipline senza sceglierne mai una completamente. Questa è la differenza tra un ricercatore nell'ambito della critica dell'architettura e un architetto “purissimo”. Sono convinto che le altre discipline contaminano tutto il resto e non puoi restare esente da tutto quello che ti ha contaminato, perfino il linguaggio viene contaminato.

I: In questo processo di contaminazione quali sono stati i momenti, i luoghi e le persone più importanti?

MDC: Prima di tutto è chiaro che l’esperienza all’Architectural Association (AA) di Londra rappresenta un punto fondamentale, un punto inarrivabile della didattica mondiale. Una scuola legata alla dissoluzione dell'architettura, insomma una contraddizione in termini, una scuola che formava architetti che contrari all'architettura, al processo di costruzione dell’architettura come Rem Koolhaas.

Io sono un uomo di questo tempo, che opera in questo tempo, e credo che la differenza sostanziale tra un certo tipo di ricerca e lo squallore indifferenziato dell'architettura è data dal fatto che la ricerca è contemporanea, tutto il resto è moderno.

La ricerca però si è persa, il fare ricerca, la società contemporanea fa fatica, molta fatica, a fare ricerca perché la cultura è fatica, è scrittura, è ricerca, è impegno.

Proprio lungo questa direzione faticosa della ricerca va quello che mi piacerebbe costruire con Isplora.

I: Ne hai parlato poco tempo fa in un’intervista nello spazio Arena di Listone Giordano a Milano con Alexandro De Martino il direttore di Isplora… Isplora quindi come partner per fare ricerca, per continuare a sperimentare? 

MDC: Quando ho incontrato Alexandro ho subito capito la direzione, dove voleva andare, e ho intuito che si poteva fare un pezzo di tragitto insieme.

Isplora porta avanti un lavoro di ricerca importante, sul progetto, senza dimenticare la qualità delle vostre produzioni cinematografiche.

“La forma della luce” ne è un esempio, lì c’era già una prima ipotesi di collaborazione. 


Intervista integrale Maurizio De Caro – Alexandro De Martino (Isplora), spazio Arena Listone Giordano



I: Potremmo dire che “Isplora incontra Maurizio De Caro”: un incontro dialettico, da cui costruire una serie di scambi, collaborazioni, “sovrascritture” come si diceva prima…

MDC: L’attività di Isplora è encomiabile, ha bisogno di essere sostenuta, a sua volta raccontata.

Ed io sono uno sceneggiatore!  In questo momento mi sento di aprire un fronte di collaborazione con Isplora, sia per quanto riguarda i film che per gli eventi, immaginando un format importante, oserei dire imbattibile! (sorride)

Ne sono certo, te lo dico con sincerità.

I: Architettura come sintesi tra le nostre due strade, come forma di comunicazione e di narrazione… 

C’è un mondo! C’è un lavoro enorme da fare!

Ci sono architetti, aziende e imprese da coinvolgere nel nostro progetto, intrecciando richieste e storie, facendo formazione, mettendo al centro la qualità e la cultura del progetto. 



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