La nostra intervita all'architetto Marco Piva, ambasciatore per l'Italian Design Day a Miami: la sua visione del settore ricettivo e sulla progettazione di un hotel
Marco Piva come si sente ad essere stato scelto come uno degli ambasciatori per l’Italian Design Day di Miami? Cosa significa essere un ambasciatore del design italiano? Quale cultura, anche progettuale, dovremmo esportare all’estero?
Essere stato ambasciatore del Made in Italy ha significato per me sfruttare l’occasione di poter condividere con orgoglio il sistema di valori del “saper fare” del design Italiano, che si è affermato su scala mondiale per la sua intrinseca capacità immaginativa e creativa di beni e prodotti che fanno riferimento ad un lifestyle unico, attrattivo e inimitabile.
I processi di ricerca, ideazione, sperimentazione e la capacità di usare in modo innovativo i materiali, costituiscono i valori strutturali di un “fare Design” libero da schemi e costrizioni, questa è la cultura che noi progettisti italiani dovremmo esportare all’estero. Il rapporto tra Architettura e Design è infatti cambiato molto negli ultimi decenni, in un processo continuo di separazione delle discipline dovuto a un modello anglosassone basato sulle specializzazioni che è ormai universalmente applicato, ad eccezione che in Italia, dove vige appunto il “metodo italiano”, che si basa su un intenso processo di ideazione, sperimentazione e realizzazione di prodotti e beni destinati a perseguire il benessere e la bellezza e che confluiscono nel fenomeno del Made In Italy.
Fa parte del nostro DNA, culturale e anche professionale, il fatto di avere un atteggiamento intrinsecamente italiano nei confronti del progetto e, per quanto mi riguarda, anche molto milanese e Politecnico-oriented in una positiva e coinvolgente congiuntura tra tecnologia e umanesimo.
Lo Studio Marco Piva è famoso nel mondo per la progettazione nel settore ricettivo. Quali sono gli aspetti più importanti da tenere in conto per la progettazione di un hotel?
L’Hotel è sempre più un luogo strategico per accogliere e mettere in relazione i viaggiatori con il contesto in cui è inserito, sia sotto l’aspetto territoriale - per attività turistiche, di svago e sportive - ma anche sotto l’aspetto culturale per attività di incontro, studio e business. Quindi, secondo il punto di vista del mio Studio, l’albergo è sempre più una “macchina” ricettiva a 360 gradi, in cui le funzioni tradizionali dell’ospitalità e della ristorazione si integrano con attività di meeting e congressuali, con funzioni espositive ed eventi.
Diviene quindi fondamentale mettere in atto tutte quelle strategie compositive degli spazi che consentano di configurare un organismo complesso, ma anche altamente flessibile, in grado di operare al meglio anche in occasione di situazione di attività simultanee, dove i fruitori dei servizi possono essere sia gli ospiti dell’hotel che ospiti occasionali legati ad eventi e congressi. E’ necessario garantire anche il massimo del comfort ambientale relativo alla protezione, alla sicurezza, alla gestione degli apparati audio/visivi, ai servizi di rete, all’acustica e soprattutto alle “condizioni climatiche” interne alla struttura che devono poter facilmente essere governate dal Gestore in funzione delle varie attività in atto.
L’Hotel oggi, soprattutto in determinate aree di interesse turistico e di business, vede crescere all’interno della sua struttura ambienti dedicati alla cura del corpo e al benessere, con palestre, piscine e SPA. Ristoranti più o meno stellati e lounge bars che da terrazze e giardini si aprono alla vista dell’intorno urbano o del paesaggio naturale stanno sempre più diffondendosi. La scelta dei materiali è fondamentale per conferire all'opera una sua individualità e riconoscibilità sul vastissimo panorama delle strutture ricettive. La regia dell’architetto si conferma come strumento indispensabile per raggiungere gli attesi livelli di eccellenza.
Può dirci qualcosa in più del lavoro per The Pantheon Iconic Rome Hotel? Quali erano le richieste del committente? Quali sono stati gli elementi più importanti della progettazione? Quali prodotti sono stati scelti per gli interni?
The Iconic Pantheon Hotel nasce dalla volontà di restituire alla città di Roma un palazzo storico (l’edificio che ospita l’albergo risale a fine ‘700 inizio 800) con un rinnovato valore, creando un prodotto di eccellenza che si proponesse come alternativa ai canoni classici dell’offerta romana con un carattere fortemente contemporaneo, seppur riferito ad alcuni canoni tradizionali. La sfida progettuale è stata il riportare a nudo l’edificio originale, che era stato rimaneggiato negli anni, ripulendolo e recuperando alcuni elementi architettonici originali, come gli archi che descrivono il corridoio centrale.
Proprio l’arco, poi, è divenuto un segno importante che Studio Marco Piva ha voluto enfatizzare, riproponendolo nei passaggi murari più importanti. Un altro aspetto importante della progettazione è stato quello riguardante l’ottimizzazione degli spazi: essendo un edificio non progettato per essere adibito ad hotel, abbiamo fatto un’importante operazione di dimensionamento per ricavare degli spazi che rispondessero sia agli standard di qualità richiesti, che alle necessità abitative degli ospiti della struttura. L’idea era quella di creare dei mini-appartamenti, con le funzionalità e i servizi di un hotel.
Abbiamo cercato di fare un hotel che sembra “più casa” e “meno hotel”. Da questo punto di vista, il Pantheon Iconic Rome Hotel è un albergo che cerca di raccontarsi il meno possibile come hotel e offrire invece agli ospiti uno scorcio di quello che troveranno visitando Roma. Tantissimi i riferimenti allo storico monumento all’interno dell’albergo: i marmi, Rosso e Statuario, il cromatismo dei metalli, che danno una sensazione di storicità e ricordano le enormi cerniere del portone di ingresso del monumento, gli specchi dei bagni e le lampade centrali delle camere, disegnati custom riprendendo il disegno della Cupola. L’obiettivo di ottenere un design contemporaneo è stato perseguito da Studio Marco Piva anche attraverso l’accurata selezione delle aziende che hanno collaborato all’allestimento.
Ne è un esempio Artemide, azienda icona nel panorama mondiale della luce, con la quale lo Studio ha creato la suggestiva illuminazione della facciata storica, ma anche le lampade custom delle camere. Altre aziende coinvolte sono Rubelli per i tessuti, Divania per gli imbottiti, Florim, Casalgrande Padana e Listone Giordano per i rivestimenti, e artigiani locali romani per tutti i lavori di falegnameria e le realizzazioni in ottone.
Un altro esempio molto interessante di riqualificazione e restauro è il progetto dell’Excelsior Hotel Gallia. In questo caso quali erano le sfide poste da questo intervento? Con quali fornitori vi siete interfacciati durante il cantiere? Quale ruolo avevano?
L’approccio al progetto dell’Excelsior Hotel Gallia è stato complesso perché da una parte avevamo l’edificio storico che aveva dei caratteri decorativi molto forti, con degli oggetti legati alla decorazione di grande qualità, come cariatidi, statue e bassorilievi, mentre dall’altra parte c’era una commistione di piccoli edifici nati in varie epoche quindi disomogenei tra di loro.
Essendo l’angolo tra il Pirelli e Via Filzi un nodo estetico cruciale della città di Milano, tra la storicità della Stazione Centrale, e la città moderna rappresentata dai nuovi grattacieli della zona di Porta Nuova, abbiamo volutamente fatto un’operazione di taglio, dal punto di vista stilistico, tra la parte storica e quella nuova. In sintesi, si è trattato di coniugare la Storia con l'Attualità di una città come Milano, che non si ferma mai.
Le aziende coinvolte sono state più di 200, di cui il 90% italiane, alte rappresentanze della nostra industria manifatturiera (per fare alcuni esempi, B&B Italia, Cassina, Poltrona Frau, Fendi, etc), per rendere il nuovo Hotel Excelsior Gallia un luogo di compendio delle qualità del Made in Italy, dall’attenzione ai dettagli, all’uso sapiente dei materiali e delle forme. Inoltre è stata data rilevanza al tema legato all’utilizzo dei materiali, alla sostenibilità del processo di produzione e alle possibilità di poter eventualmente riciclare il prodotto a fine uso, per avere il minor impatto possibile su quelle che sono le risorse disponibili e sul territorio. I collaboratori del mio Studio si sono interfacciati personalmente con tutti i fornitori, il nostro ruolo era garantire continuità e fluidità di linguaggio sotto il profilo stilistico e funzionale.
Lo Studio Marco Piva sarà al Salone del Mobile, abbiamo visto sui vostri profili social alcuni scatti che vi ritraggono all’opera per Riva1920, ci potete anticipare qualcosa?
Il rapporto con RIVA1920 è nato recentemente è sin da subito è stato molto stimolante. Con Maurizio e Davide Riva è nata un intesa e un’affinità davvero intensa. Sono stato affascinato dalla loro inarrivabile conoscenza del Legno come materia unica, viva ma al contempo eterna nel suo continuo ciclo vitale.
Per questo Salone del Mobile Riva 1920 è stata capace di creare un’aggregazione di eccellenze chiamate a dare il proprio contributo e testimonianza in favore di un’iniziativa unica nel suo genere, la realizzazione del tavolo Timeless, punto di incontro e di fusione di dodici realtà italiane, unite in un unico progetto. Essere parte del progetto è stato per me un onore ed una sfida.
L’idea di essere coinvolti in questa iniziativa ci ha affascinato sia per la complessità di un opera corale, mai realizzata prima ed unica nel suo genere quale è il Tavolo Timeless, sia per il fatto di far parte di un affiatato team di imprenditori, di artisti e di comunicatori che lavorano insieme per raggiungere un obbiettivo di pura eccellenza. Credo che oggi sia importante riuscire a fare squadra e aggregare tra loro qualità e competenze diverse ma tutte votate a sostenere un’idea sinergica di ricerca, di passione, di capacità tecnica e di innovazione che sta alla base del fenomeno intramontabile del Design Italiano, protagonista indiscusso sul panorama mondiale.
La seduta Blow, che ho disegnato per coronare il Tavolo Timeless, apporta all’insieme la leggerezza e la magia del vetro di Murano. I maestri della vetreria Schiavon hanno lavorato la materia fluida per conferire quelle luci, quelle textures e quelle vibrazioni che desideravo esprimere in questo elemento di Design unico e affascinante.
Foto di copertina: Marco Piva, di Filippo Avandero