LAND Andreas Kipar ArchiTALKS: temi progettuali e paesaggio - ISPLORA
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ArchiTALKS #2: LAND

Architetti

Con il secondo ArchiTALKS, la serie di masterclass dedicate alle figure degli architetti, Isplora entra nel mondo dell’architettura del paesaggio grazie al racconto di una delle figure Europee più importanti del settore, l’architetto e paesaggista Andreas Kipar, uno dei fondatori dello studio LAND - Landscape Architecture Nature Development.

L'ArchiTALKS di LAND muove dalla biografia dell’architetto tedesco, ripercorrendo tutte le tappe che hanno portato alla nascita dello studio, come l’incontro con l’agronomo Giovanni Sala (socio fondatore di LAND), le prime esperienze lavorative e la pratica sul campo. Il viaggio e la conoscenza diretta dei luoghi diventano elementi fondamentali sia nel percorso di formazione iniziale, un viaggio in Italia alla Goethe, che nella pratica professionale odierna.

Personalmente nasco giardiniere, sono diplomato giardiniere nei vivai comunali della mia città,  Gelsenkirchen, dopodiché proseguo con gli studi di architettura del paesaggio. […] Solo dopo il diploma in giardinaggio e la prima laurea comincia il mio viaggio, un viaggio un po’ alla Goethe: andare oltre le Alpi per scoprire quel paese dei giardini e dei parchi, l’Italia, paese del paesaggio d'incanto. […] E lì parte lo studio al Politecnico di Milano, fortemente voluto dal mio maestro Campos Venuti, il padre nobile dell'urbanistica italiana che ha inserito la componente ambientale nei progetti urbanistici. Ambiente chiama urbanistica e urbanistica chiama ambiente.



Dal lavoro dei riferimenti progettuali di Pietro Porcinai e del brasiliano Roberto Burle Marx parte una ricerca verso un nuovo modo d’intendere l’architettura, “non solo come scienza spaziale ma come una scienza che sappia coniugare arte e tecnica nell'ambito della trasformazione urbana.”  Alla base della ricerca dello studio LAND sta una dialettica continua fondamentale: quella tra costruito e non costruito.

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Lavorare con la natura ha sempre in sé una componente di tempo; non un anno, non cinque, ma dieci, cinquanta, cento anni: riflettere su questo è tema dell'architettura del paesaggio. Goethe considerava il paesaggio forma plasmata che solo vivendo evolve. Allora si parte dalla forma e dall'arte pura e si arriva all’attività continua della vita che evolve. Questo non fermarsi, questo saper intercettare quello che sta succedendo, mi ha sempre accompagnato. Ci sono nella storia grandi esempi: Karl Friedrich Schinkel, il grande baumeister, e il paesaggista Peter Joseph Lenné, sempre in coppia. Leberecht Migge, grande paesaggista con Ernst May a Francoforte, sempre in coppia. Una dialettica continua tra il costruito e il non costruito, tra quello che rimane stabile e quello che assume una dinamicità, tra appunto natura e cultura. Ricordo ancora una volta quando Bruno Zevi scrisse che la paesaggistica fosse in grado di insegnare qualcosa agli architetti, di liberarsi dalla forma eccessiva, dallo schema, dall’ideologia, e parlava e di un rigenerato nomadismo.  Noi viviamo esattamente questo, in quel momento: un rigenerato nomadismo, dove tutti ci stiamo muovendo e le città si riempiono. Proprio lì è dove dobbiamo dare una risposta attraverso il nostro apparato dell'architettura del paesaggio.



All’interno di questo quadro concettuale, il paesaggio diventa visione ampia che comprende più tematiche: elementi come il suolo e l’acqua come anche società, sociologia, storia e urbanistica si affiancano ai problemi dell’attualità o al compito posto dalla committenza. Si tratta di un lavoro attento, multidisciplinare e multi-scalare, che raccoglie gli elementi che costituiscono il DNA dell’esistente e del luogo per costruire una nuova narrazione.

L’attivazione di una progettualità da noi parte sempre da un'ampia raccolta di informazioni, per iniziare a capire di cosa si sta parlando, sia le più evidenti che le meno evidenti: quelle che stanno tra le righe, che vengono espresse dai giornali, che stanno nella letteratura. Spesso diciamo che i nostri progetti partono da un racconto. […] Il paesaggio è qualcosa in continua evoluzione e noi dobbiamo trovare la nostra modalità di inserirci in questa continua evoluzione attraverso una nostra narrazione.” Una narrazione composta da elementi variegati, che porta alla comprensione, attraverso workshop, dibattiti, discussioni all'interno di un gruppo di progettazione ampio e ben preparato.  […] Attraverso queste consultazioni continue e le tecniche dell’ecologia del paesaggio - landscape ecology - riusciamo ad avere un quadro perfetto, nel quale si trova il nostro sito, il nostro luogo.

Luoghi che sono i progetti dello studio e che vengono raccontati dalla voce dei protagonisti, dal Parco Nord alla visione dei Raggi Verdi di Milano, passando per il Parco Krefeld di Dusseldorf – dove il bordo assume valore di cornice per il paesaggio agricolo – all’idea dei bacini come volani come nel caso dei bacini di laminazione per il torrente Lura a Lomazzo, in provincia di Como

Tra varie infrastrutturazioni verdi ci sono soprattutto i bacini volano, tema di grande attualità. Il cambiamento climatico fa sì che saremo sempre più portati a confrontarci con eventi climatici straordinari: questo richiede bacini volano capaci di assorbire come una spugna le acque e poi di rilasciarle lentamente, altrimenti i fiumi strariperebbero, causando danni di erosione incontrollabili e, soprattutto, non calcolabili, danneggiando il sistema territoriale. Il bacino del Lura a Lomazzo è un esempio veramente virtuoso, perché tutto nasce da una narrazione all'interno di un master plan. Si tratta di un parco nel parco, un grande parco regionale che attraversa un bacino volano fortemente contestato dai sindaci e dai cittadini. Oggi, dopo sette anni, il bacino volano riattiva l'intero parco perché elaborato con la natura stessa, inserito secondo le vocazioni del territorio presente, oggi pozzo di biodiversità. I sindaci e i cittadini dei comuni intorno, una volta contrari sono oggi a favore, oggi che finalmente possono utilizzare il loro parco nella quotidianità, la sera o durante il fine settimana, per una passeggiata. Controllare, capire gli eventi, costruendo allo stesso tempo un rapporto con la natura stessa.




Il fil rouge della lezione, e dell’attività dello studio, è riassumibile con “design with nature”, lavorare con la natura. Un tema presente negli altri progetti di LAND, dall’intervento a Porta Nuova al Parco Adda Mallero, fino al Parco Krupp ad Essen dove il paesaggio diventa “moderatore” e il progetto “verificatore” dei limiti della forma e del tempo.

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A volte bisogna avere molta pazienza, è necessario avere immaginazione ma al contempo essere anche molto seri nell’affermare che lavorare con la natura è una Scienza: bisogna saperla conoscere, saper intervenire con le altre discipline, in modo particolare con l’ingegneria idraulica, la pedologia e la geologia, affinché i sistemi nuovi funzionino completamente inseriti e integrati. Credo che uno dei massimi complimenti che l'architetto del paesaggio possa ricevere sia sentirsi dire che quasi non si intravede nemmeno la sua mano, la sua impronta, esattamente il contrario delle altre categorie. Allora “design with nature,” lavorare con la natura, significa interpretare questa natura attraverso progetti che si integrino in questi posti, creando ambienti nuovi, capaci di svolgere una funzione ingegneristica, infrastrutturale e anche una funzione di elevata biodiversità.

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