Il futuro del design dell'ospitalità e la luce come elemento costruttivo nell'intervista all'architetto
Durante le giornate della Design Week siamo stati ad Hotel Regeneration, la più grande mostra/happening dedicata al contract del Fuorisalone, tenutasi negli spazi di OfficinaVentura 14. Tutti gli elementi dello spazio erano stati progettati dall’architetto Simone Micheli attraverso otto aree che immergevano il visitatore in quello che potrebbe essere il prossimo futuro dell’ospitalità. Le otto aree rappresentavano ognuna uno spazio: dalla suite all’outdoor, dagli spazi per la cultura e per il benessere agli spazi dedicati al networking e alle conferenze.
All’interno degli ambienti pensati da Simone Micheli si possono trovare diverse possibili soluzioni per lo spazio architettonico: dalle Eco Pitture materiche della Oikos, ai proiettori pensati da iGuzzini, elementi fluidi e sinuosi come le sedie ergonomiche Adrenalina, il divano Sugar in polietilene per esterni di Lyxo, il tavolino/pouf Tam della Barel, gli armadi di Antonacci Falegnamerie. Un catalogo di soluzioni per l’hotel del futuro e di elementi per il progetto dell’ospitalità: le minipiscine di Glass 1989, ceramiche e sanitari Ideal Standard, miscelatori e rubinetterie Grohe, arredo bagno Arbi. Specchi di Vanità e Casa, tavoli della Arnaboldi Interiors, colore e luce con le lampade in ferro della Barel e tante altre prestigiose aziende partner.
In questo viaggio futuristico, immersi in un ambiente dinamico, la redazione di Isplora ha incontrato l’architetto Simone Micheli, organizzatore dell’evento, nonché progettista degli spazi e degli elementi di design esposti nella mostra Hotel Regeneration.
Potrebbe raccontare ai lettori di Isplora chi è Simone Micheli? Quali sono gli ambiti del suo lavoro? Come sintetizzerebbe il suo approccio al progetto?
Simone Micheli, architetto con 30 anni di professione che lavora ai suoi progetti con uno sguardo innamorato e interattivo. Il lavoro che svolgiamo comprende masterplan, architettura, interior, product graphic e visual design e corporate. Sviluppiamo diversi progetti per la collettività: dalle ville ai compendi immobiliari, grandi alberghi, centri benessere, uffici ma anche collezioni di oggetti di design: dalle sedute, ai letti, ai radiatori, alle…caffettiere.
Il mondo del progetto è toccato trasversalmente, io amo sempre ricordare ai miei studenti che l’azione progettuale è un approccio a sé, dunque lavorare sul tema della caffettiera o lavorare sul tema di una architettura è la medesima cosa in termini concettuali. Nella caffettiera c'è vita perché c'è acqua, ci sono microbi, c'è il caffè e la caffettiera che è intesa come la residenza di questi micro-mondi. Se riportiamo il pensiero da un'altra parte, nel mondo dell'architettura, noi siamo contenuti da spazi architettonici che sono similari alla caffettiera: contengono vita. Nell’architettura l’attore principale è l’uomo, come lo sono le sostanze per la macchinetta del caffè.
Rogers diceva "dal cucchiaio alla città", per me il racconto è un po' simile perché ogni particella da me progettata ha il medesimo senso intellettuale e lessicale.
Nei suoi progetti emerge con forza il tema "hospitality", oggi ci troviamo nell'allestimento da lei curato “Hotel Regeneration”, quali gli obiettivi e i prodotti esposti?
La rigenerazione degli hotel è un tema a me molto caro. Hotel Regeneration è una mostra che vuole diventare un appuntamento fisso, questa è la seconda edizione, che faccio in partnership con PKF hotelexperts & About Hotel durante il Salone del Mobile. Si tratta di un evento sperimentale dove il 99,9% dei prodotti presentati sono prototipi che avranno una influenza nei progetti futuri, dunque dalla sperimentazione alla realtà.
La mostra parla di rigenerazione e di contaminazione in un contesto dinamico e interattivo, ad esempio lo spazio conference attiguo alla parte espositiva crea un mix tra domanda e offerta, un luogo da sperimentare e vivere.
Qual è l’universo di riferimento per Simone Micheli, il modus operandi?
Quando progetto spazi, il mio riferimento principale è sempre il medesimo: cercare di costruire dei luoghi fortemente iconici ed estremamente distintivi per far sì che le esperienze vissute dall'utente diventino memoria attiva.
Per questo motivo cerco di creare luoghi come vere e proprie opere d'arte. Se due persone, con bagagli culturali diversi, vivono un'esperienza estremamente forte in uno spazio, porteranno con loro questo frammento di vita. Dunque l’obiettivo è creare luoghi estremamente evocativi capaci di diventare memoria nell'immaginario collettivo.
Un progetto molto interessante è quello che si trova a Matera, l’Hotel “AQUATIO”, un albergo diffuso nei Sassi. In questo caso ho lavorato in maniera quasi “francescana”, cercando di controllare il progetto attraverso una sintesi, una sintesi del nostro presente, cercando di trasformare la nostra complessità del vivere in semplicità.
In questo caso ho lavorato in spazi che risalgono all'anno mille in maniera attenta e scrupolosa esaltando il sistema costruttivo esistente. Inoltre, le luci trovano posto a pavimento creando delle rifrazioni visive notevoli. Il resto è rappresentato dall’architettura esistente dove trovano spazio i nuovi arredi, completamente bianchi.
Quali aspetti possiamo rintracciare nelle architetture di Simone Micheli?
Direi il trasferimento del concetto del lusso in altre dimensioni. Un tempo la parola lusso in architettura era connessa all'utilizzo di materiali opulenti: oro, pietre, materiali con alto gradiente compositivo e con valori economici di spessore. Oggi lusso è un nuovo rapporto tra spazio, uomo e tempo. Il lusso oggi è stare con i proprio figli e ascoltare il rumore del vento per qualche minuto. Il lusso oggi è fermarsi a guardare il movimento delle nuvole, dedicarsi del tempo. Il tempo diventa così un gradiente fondamentale, insieme con la riscoperta delle piccole cose. Un concetto che provo a riportare nelle mie architetture.
I vostri progetti sembrano mostrare sempre una proposta ironica e giocosa, fatta di colori, angoli smussati, forme fluide, luce…
Io lavoro con la luce per ottenere delle risultanze architettoniche forti, considerando la luce come cemento armato. Credo che la luce sia una materia straordinaria che permette ad ogni progettista di costruire delle storie meravigliose.
La luce conobbe la sua magnitudine quando conobbe il fianco di un edificio (Louis Kahn)
Dietro queste parole si nasconde la comprensione del mistero dell’ombra.
Luce, composizione, colore, profumo, suono, caratterizzano ogni mio spazio. Il tutto costruito all’interno della dimensione della coerenza. Questo è il mio mondo.