Continua il percorso di Isplora per farvi conoscere gli architetti protagonisti del nostro film "Open House". Incontriamo l'autore di Casa Y, l'arch. Luca Maria Gandini di F:L Architetti
F:L Architetti: Arch. Gandini, potrebbe raccontare ai nostri lettori di Isplora chi siete, il vostro background e come nasce il vostro studio? È possibile identificare un tratto che contraddistingue la vostra pratica progettuale?
F:L Architetti nasce a Torino nel 2012. Io e l’Architetto Caudana eravamo compagni di corso ai tempi dell’università, entrambi abbiamo infatti frequentato la Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino. Dopo la laurea abbiamo però intrapreso percorsi diversi: lui si è dedicato alla progettazione e soprattutto alla fotografia di architettura, pubblicando lavori su importanti riviste di settore (Domus, Ottagono); io invece ho collaborato inizialmente con lo Studio Rolla di Torino, dove ho avuto modo di seguire importanti progetti e dove è maturata la mia identità di architetto, nel confronto, nel lavoro di progettazione in studio e negli incarichi svolti in cantiere.
In origine, la mia passione era soprattutto il design: durante gli studi universitari progettavo e realizzavo oggetti d’arredo in edizione limitata, partecipando a mostre e rappresentando Torino alla BJCEM di Marsiglia 1990 (Biennale dei Giovani artisti Europa Mediterranea). Il mio percorso è continuato come libero professionista, realizzando progetti per privati ed aziende, affiancando anche l’impegno di assistente del corso di Progettazione del Prof. Emanuele Levi Montalcini al Politecnico di Torino.
Nel 2012 abbiamo così creato F:L Architetti per unire le esperienze maturate singolarmente. Punti di partenza fondamentali per la nostra pratica progettuale sono il rapporto con la committenza e lo studio del contesto nel quale si inserisce il progetto architettonico: ogni nostro lavoro nasce infatti da un brief ben preciso, e dalla sua destinazione. In primis, il brief di progetto deve chiarire le aspettative del cliente perché pensiamo che un progetto debba nascere da una buona sintonia tra il progettista e la committenza: in questo senso, cerchiamo di ascoltare il cliente partendo sempre dalle sue esigenze.
Un altro obiettivo fondamentale della nostra pratica progettuale è quello di non disperdere in alcun modo il così detto “genius loci”: di ogni spazio progettuale amiamo conoscere la storia e la vita, passato e presente, per coglierne l’anima più profonda e trasferirla al progetto, suscitando emozioni.
Dai vostri progetti emerge un’attenzione continua verso tutte le fasi del progetto, con particolare cura del cantiere e dei dettagli costruttivi. Potreste parlarci di questo vostro approccio?
Il progetto architettonico è innanzitutto figlio del luogo dove esso si inserisce: nasce, per prima cosa, sul posto. Il progetto che viene definito per l’inizio dei lavori è sempre il più completo possibile; ciononostante riteniamo che la fase di cantiere sia fondamentale, non solo per la realizzazione del progetto ma soprattutto per la definizione accurata di tutti quei particolari e per la gestione di tutte quelle variabili che difficilmente è possibile prevedere o pensare di inserire in fase progettuale.
Difatti, è in cantiere che il rapporto tra materia e volume può essere definito con maggiore esattezza e precisione: proprio per questo, crediamo che una presenza assidua in cantiere sia oltremodo necessaria, in modo tale da non perdere il controllo del progetto in alcun caso, e avere la possibilità di intervenire efficacemente e in tempo reale in caso di eventuali problematiche.
Cosa ha rappresentato per lei, per la sua ricerca professionale, il progetto di casa Y?
Il progetto di Casa Y, presentata durante l’edizione di Open House Torino 2019 e tra le abitazioni selezionate per il film di Isplora, è antecedente la fondazione dello studio F:L Architetti.
Casa Y è nata infatti come residenza personale: è stata progettata per la mia famiglia, per rispondere alle nostre esigenze. In questo caso, non parlerei di progetto “manifesto” della mia architettura, ma piuttosto di esempio di procedimento progettuale.
Certamente, il fatto che si trattasse di un progetto per la mia famiglia mi ha permesso di sperimentare molto e in completa libertà, sia in termini di scelte di materiali e tecnologie, che di soluzioni spaziali e planimetriche.
Guarda il film "Open House - Interni progettati per l'abitare" per scoprire il progetto di Casa Y
In questo momento stiamo terminando la realizzazione di un altro progetto molto interessante, Amilu Farm: un’azienda agricola con annessa residenza per una famiglia straniera che ha scelto di fermarsi sulle dolci colline piemontesi.
I progetti di Casa Y e Amilu Farm interpretano il tema residenziale di villa singola nella campagna torinese, sviluppando e declinando l’archetipo di cascina piemontese, seppur con l’adozione di soluzioni spaziali e la scelta di materiali molto differenti tra loro. Casa Y richiama in pianta la cascina piemontese, dove un volume è inserito nella collina con il fienile che si innesta perpendicolarmente, a creare l’aia: l’abitazione, nella sua struttura in pianta, richiama questo complesso.
In Amilu Farm, il richiamo è chiaro sia dal punto di vista visivo che compositivo. L’abitazione ricalca, innanzitutto, l’impronta dell’edificio che si trovava in loco, una cascina risalente agli anni ‘30-’40 alla cui articolazione è stata annessa una nuova ala. Si notano immediatamente il tipico tetto a falda locale e una tradizionale struttura in mattoni con parti traforate, mentre il cemento bianco a vista e la piscina rivelano e differenziano la parte più privata dell’edificio da quella aperta al pubblico. Entrambi i progetti nascono quindi dalla volontà di dialogare con il contesto, in una grande assonanza con il territorio, mantenendo al contempo una forte identità.
Avete qualche anticipazione sui lavori in cantiere oltre ad Amilu Farm, come il vostro intervento all’Auditorium Toscanini di Torino ?
Insieme all’architetto Denis Actis, stiamo intervenendo in un maquillage dell’auditorium RAI di Torino “Arturo Toscanini” dove, oltre a rivedere le salette prova dei professori d’orchestra, abbiamo progettato l’illuminazione ed i colori del foyer. Parliamo di maquillage perché nel caso del foyer si tratta di un intervento minimale e di pulizia formale per ri-assegnare al disegno originale di Carlo Mollino il ruolo di vero protagonista.
L’intervento leggero mira a ripristinarne originalità e caratteristiche spaziali: negli anni, una stratificazione di interventi inadeguati ne aveva alterato la percezione. Oltre ad aver lavorato su arredo fisso, grafica, immagine e colore delle pareti, siamo intervenuti radicalmente sull’illuminazione di questo spazio: strutture di illuminazione longitudinali a mezza altezza sono state sostituite con un sistema di illuminazione LED che segue le colonne e i pilastri per migliorare l’illuminazione del foyer senza alterare la percezione dello spazio a doppia altezza e del colonnato molto fitto del progetto di Mollino.
Per quanto riguarda le salette di prova invece, ci siamo sentiti più liberi di agire nella realizzazione di spazi e ambienti fortemente contemporanei perché non vincolati dalla soprintendenza come nel caso precedente, lavorando con materiali e scelte cromatiche che coniugassero la necessità dell’isolamento acustico con un ambiente creativo.