Isplora ha incontrato l’Ing. Gisella Rizzi, partner e responsabile della sede di Milano di F&M Ingegneria, società leader nelle soluzioni progettuali all’avanguardia nei campi dell’ingegneria civile, delle infrastrutture, del project management e della sostenibilità, fondata dall’Ing. Sandro Favero
Nella lunga chiacchierata abbiamo affrontato le diverse questioni che attraversano la complessità del progetto, soffermandoci sugli ambiti – assai diversificati – in cui opera F&M Ingegneria. L’ing. Rizzi ci ha poi raccontato come si struttura l’azienda e ci ha svelato alcune novità sugli importanti progetti in corso.
F&M Ingegneria è attiva da oltre 40 anni in diversi ambiti e fasi della progettazione: dalla riqualificazione di grandi aree, come nel caso dell’immobile di Piazza Cordusio 2, al restauro di importanti edifici storici, basti pensare al Fondaco dei Tedeschi di OMA a Venezia. Inoltre, la società offre servizi per la realizzazione di opere infrastrutturali e di grandi poli commerciali. Come potrebbe definire l’approccio di F&M Ingegneria? Quali gli aspetti più importanti della vostra metodologia di lavoro?
In generale, F&M Ingegneria cerca di essere un partner affidabile per tutti i propri interlocutori, tant’è che "The Reliable Factor" è il nome che abbiamo scelto per le nostre ultime presentazioni aziendali, proprio perché in questo momento il mercato è sempre più dinamico e frenetico e richiede risposte e soluzioni pressoché istantanee. Per fare questo, cerchiamo di avere sempre un atteggiamento il più flessibile e dinamico possibile, in modo da dare risposte competenti che siano sempre rispettose di obiettivi legati ai tempi, ai costi e alla sostenibilità dei progetti che portiamo avanti. Quindi direi soprattutto che le nostre società cercano di avere un approccio responsabile e rispettoso degli obiettivi sia dei nostri committenti che, in generale, del nostro pianeta.
In F&M Ingegneria cerchiamo di avere la massima condivisione delle esperienze che facciamo all’interno del nostro gruppo di lavoro, facendo anche tutti gli approfondimenti del caso, perché alla fine veniamo chiamati proprio per la nostra competenza. Quello che ci consente di agire in questo modo è il metodo di lavoro dei nostri team, uno strumento utile da reimpiegare in più scenari. Spesso non si fanno mai progetti uguali a quelli già visti, quindi il metodo è fondamentale.
F&M Ingegneria è in continua evoluzione ed espansione, sia geografica con le sedi in Medio Oriente (Oman) e a Parigi, che nell’offerta dei servizi, aprendosi al mondo del retail. Come si struttura la vostra società e il vostro team di lavoro? Possiamo riassumere in tre parole il segreto del vostro successo: multidisciplinarità, innovazione e conoscenza (delle tecniche e dei processi produttivi)?
Ad F&M Ingegneria, la società specializzata in progettazione e direzione lavori, sicurezza e project management che opera organizzata in settori per le varie discipline, per lo più con personale qualificato, laureati in ingegneria ed architettura, si affiancano le società F&M Retail, F&M Middle East e F&M Divisione Impianti. La prima, specializzata nel settore retail in Italia e all’estero, opera principalmente nelle fasi di progettazione ed esecuzione delle opere per tutta una serie di importanti brand che hanno negozi e unità commerciali in tutto il mondo.
F&M Middle East, società di diritto Omanita che presidia tutta la regione Araba, come spesso è successo nella nostra storia, è nata da una serie di esperienze positive nella regione, con appunto incarichi e contratti in sito e che poi hanno dato modo alla nostra società di stabilire una vera e propria organizzazione locale.
Similmente, a Parigi abbiamo una sede attualmente impegnata sul progetto della Samaritaine per conto di DFS, dove svolgiamo un ruolo di project and construction management. Si tratta di un’esperienza sempre nell’ambito del settore commerciale, con un ruolo dell’ingegneria legato all’attività di gestione del progetto, soprattutto di cantierizzazione e di fit-out dei vari brand che saranno poi all’interno della struttura commerciale. In questo caso specifico c’è stato un primo livello legato all’edificio vero e proprio, alla “white box”, quello che di solito è l’involucro dello spazio commerciale. Una fase che è capitanata chiaramente dall’investitore e dalle sue esigenze, che però poi diventa effettivamente l’ambito all’interno del quale tutti i brand portano ciascuno la propria esigenza, i propri progettisti e le proprie imprese ad operare all’interno di quelle che vengono chiamate le aree di competenza e che noi definiamo “design packages”, ovvero l’insieme degli strumenti che ci consentono effettivamente di gestire la compresenza in un ambiente così articolato e complesso di tanti soggetti, ognuno chiaramente con le proprie priorità e con le proprie tempistiche.
Direi che le parole chiave multidisciplinarità, innovazione e conoscenza sono l’espressione della nostra mentalità e dello spirito che cerchiamo di trasmettere a tutto il nostro gruppo di lavoro, soprattutto alle figure più giovani che entrano a far parte della nostra organizzazione. L’occhio dell’ingegnere o del project manager è di fatto un occhio a 360° su quello che avviene all’interno di un progetto, quindi la multidisciplinarità è fondamentale affinché si tengano contemporaneamente ben presenti i vari aspetti di un progetto, altrimenti non si arriva efficientemente al risultato. L’innovazione e la conoscenza sono sempre alla base per poter consentire a qualsiasi cliente di ottenere un prodotto sufficientemente soddisfacente per quanto riguarda gli aspetti di costi e competitività, e questo è fondamentale per renderci, come dicevo prima, dei partner affidabili.
Passando ora ai vostri progetti, da qualche settimana è iniziato il cantiere delle “Corti di Baires” in cui siete coinvolti. Potete approfondire alcuni temi del progetto e in quale modo F&M Ingegneria è coinvolta?
Il complesso delle corti di Baires attualmente è interessato da un importante progetto di riqualificazione sia dal punto di vista edilizio che energetico, da una riorganizzazione degli spazi commerciali e dalla ristrutturazione di tutte le residenze. Come F&M Ingegneria siamo coinvolti con un team di direzione lavori e sicurezza e di coordinamento progettuale, anche perché sono in corso alcune varianti al progetto originario che mirano a realizzare un complesso di elevata qualità. Sicuramente il progetto è molto impegnativo ed interessante, perché di fatto si pone come punto di riqualificazione dell’intero comparto limitrofo: siamo interessati a fare bene, proprio per poter arrivare in tempi brevi a restituire questa porzione di Corso Buenos Aires all’utilizzo.
Si tratta di un edificio che cambia il modo di interagire con il contesto, in quanto prima c’era una sorta di maggiore permeabilità verso gli spazi commerciali che erano interni, mentre in futuro sarà uno spazio più modulare dedicato al commercio e le parti residenziali saranno maggiormente separate. Si tratta comunque di abitazioni di un livello di pregio elevato, e dunque dotate di una serie di servizi, comfort e organizzazione degli accessi; ci aspettiamo di poter arrivare a un risultato molto soddisfacente.
Sarà sicuramente commerciale al piano terreno, mentre ai piani superiori?
Per quanto riguarda il commerciale si passa da una configurazione dell’esistente, che vedeva principalmente il piano terra dedicato al commercio, a una conformazione di -1, terra e primo piano verso il fronte di Corso Buenos Aires dedicato al commercio. Invece il rimanente - quindi tutti i piani alti, così come gli ingressi da via Petrella - sarà dedicato principalmente alla funzione residenziale. Gli uffici non sono attualmente previsti all’interno di questo complesso.
Il lavoro, dal punto di vista “architettonico”, è tendenzialmente legato ad un’azione di retrofitting
Ci sono alcuni vincoli, e quindi logicamente l’intervento non può che essere conservativo nei termini di riqualificazione, sostituzione dei serramenti e di manutenzione di tutti i materiali di facciata nell’assoluto rispetto di quelle che sono le sagome attuali: viene effettuata una valorizzazione in assoluta coerenza con l’immobile esistente. È chiaro che, rivedendo tutte le stratigrafie di progetto, si andranno a migliorare tutte le situazioni di facciata.
Sarà un cantiere molto veloce, la fine è prevista per l’estate 2020.
Ci sono previsioni molto incalzanti e questo determina l’utilizzo di notevoli risorse anche da parte nostra, e non solo delle imprese coinvolte. F&M Ingegneria è stata coinvolta soprattutto nelle fasi di cantiere e gestione, in previsione a quelle che sono le soluzioni che riguardano l’adeguamento della parte strutturale dell’edificio. Quindi, siamo stati coinvolti per quanto riguarda il corredamento di tutta l’attività di cantiere e progettazione costruttiva ed esecutiva.
Può raccontare alla redazione di Isplora uno degli ultimi vostri progetti: l’Arcadia Center a Milano progettato dall’architetto Giuseppe Tortato? Qual è il vostro ruolo, gli obiettivi e le richieste del cliente Volkswagen? In particolare, com’è stato risolto il “sinuoso” involucro esterno?
Siamo stati coinvolti fin dall’inizio insieme all’architetto Tortato in questo progetto e ne abbiamo supportato l’ideazione per quanto riguarda le competenze specifiche della parte strutturale e di cantierizzazione. È stato fondamentale fin dall’inizio il ruolo dell’architetto, che ha creduto nella rinascita di questo immobile anche in mancanza di un tenant come Volkswagen, definendo fin da subito una precisa strategia di riqualificazione dell’involucro stesso e dell’intero complesso di quasi 23.000 mq. In questo momento stiamo operando con un ruolo di supervisione delle attività di cantiere, direzione lavori e coordinamento della sicurezza, e con il supporto dei colleghi architetti e di Tesker per la parte impianti e Leed.
Ruolo principale e obiettivi attuali in questo momento chiaramente sono, in primis, la consegna del cantiere a Volkswagen nei tempi concordati. Si tratta di un cliente che è stato fortunatamente individuato sin da subito come tenant dell’immobile, e pertanto fin dalle fasi di progetto definitivo è stato possibile operare in coordinamento con esigenze che sono state implementate nel progetto garantendo un’ideale armonizzazione tra quelle che erano le richieste del tenant e le previsioni di progetto originario.
In questa fase esecutiva invece stiamo seguendo il coordinamento tra le opere generali e le opere di fit-out, in quanto è stato previsto un ingresso anticipato alle imprese che stanno realizzando le opere di personalizzazione all’interno del cantiere.
Per quanto riguarda l’involucro, per il momento è stato realizzato in maniera fedele alle soluzioni di progetto. Il progetto è stato fin dall’inizio sviluppato in base a un confronto diretto con le soluzioni di mercato più idonee e anche in corso di esecuzione non sono state stravolte le strategie. La ristrutturazione è stata affidata all’impresa Sermeca, che è anche facciatista. In prima battuta l’edificio aveva un andamento lineare, tradizionale, rettangolare, è stato fatto un primo intervento di modifica strutturale che ha conferito alla sagoma dell’edificio la forma “tesa”: i rivestimenti sono di fatto costituiti da elementi prefabbricati che vengono installati in quota e realizzano questi fascioni metallici. Di fatto, la facciata è installata sopra le solette, quindi è stato riportato tutto a una tradizionale facciata in una maniera ottimizzata sia economicamente che produttivamente. Grazie all’utilizzo di questo fascione l’effetto finale è molto sinuoso: alla fine si ha la percezione di una facciata curva, effetto ottenuto con l’accostamento di soluzioni abbastanza semplici o semplificate. Chiaramente, grandissima attenzione è stata data alla qualità dei materiali e alla loro posa.
Si è parlato molto di Arcadia Center soprattutto per le tecnologie BIM utilizzate da F&M Ingegneria per questo progetto.
Abbiamo iniziato il progetto e poi abbiamo convertito tutto in ambito BIM. Questo anche perché c’era l’interesse, da parte della committenza, di poter gestire in futuro il progetto in questo senso e quindi abbiamo sviluppato tutto con la classica modalità di lavoro che abbiamo: ripartendo il modello per ambito architettonico, strutturale e impiantistico; poi facendo un unico modello coordinato, sempre venendo incontro alle esigenze legate alle tempistiche e cercando di tenere il più possibile sotto controllo tutte le interferenze progettuali.
In chiusura vorremmo che ci dicesse qualcosa del Padiglione Italia per Expo 2020 Dubai di cui tanto si sta parlando. Può dirci qualcosa in più del ruolo di F&M Ingegneria nel team di progetto composto da Carlo Ratti, Italo Rota e Matteo Gatto? Come avete declinato il tema del padiglione “Beauty connects people / La bellezza unisce le persone”? Ci sono secondo lei delle questioni progettuali che emergono con maggior forza?
Per il Padiglione Italiano a Expo Dubai 2020 siamo ancora in fase di progettazione esecutiva e come F&M Ingegneria stiamo attualmente svolgendo il ruolo legato alla parte di ingegnerizzazione vera e propria, con competenze soprattutto nell’ambito di quelli che sono i costi, delle esigenze di cantierizzazione e di logistica. Il padiglione ha seguito questo tema, “la bellezza unisce le persone”, in coerenza con il tema che caratterizza Expo 2020 “Connecting minds, Creating the Future.”
Dal punto di vista dell’esperienza dell’utente del padiglione, il percorso prevede una passeggiata all’interno della bellezza italiana, che è espressione del talento e dell’ingegno che diviene nei secoli un elemento di connessione tra i popoli, e presenta infine un ponte che è connessione verso il futuro. Inoltre, ci sono spunti progettuali che hanno dato modo a noi di mettere in campo le nostre capacità per venire incontro a quelle che sono le condizioni del sito e le condizioni del progetto.
Il padiglione, grazie anche a diverse esperienze negli anni come il precedente Expo, nasce come una costruzione aperta e permeabile, con una struttura in acciaio che rispetta poi quelli che sono i principali obiettivi di una manifestazione temporanea, ovvero quelli del riuso e della sostenibilità delle strutture. Questo apre chiaramente a una serie di aspetti tecnici rilevanti da risolvere, che riguardano innanzitutto il benessere del padiglione. Essendo appunto un padiglione aperto, il benessere all’interno dello stesso è in corso di studio per finalizzare delle zone localizzate di micro-climatizzazione all’interno del percorso.
La sabbia è elemento e condizione imprescindibile: ha degli effetti sulle coperture con gli accumuli e vincola i dimensionamenti delle strutture e delle facciate; influenza degli aspetti tecnologici, come eventuali schermature, legati anche alla possibilità che il vento possa portare sabbia all’interno del padiglione. La sabbia diventa però anche un elemento di valorizzazione del sito: lo stesso materiale che verrà tolto in fase di scavo verrà utilizzato per una resina che sarà utilizzata per la pavimentazione, per realizzare una duna artificiale che si creerà all’interno del padiglione. Si colgono elementi distintivi che diventano allo stesso tempo criticità e peculiarità, che poi saranno parte integrante della storia del padiglione.