"Con architetto si indica di fatto un'attività professionale molto diversificata, ricca di stimoli mentali e territori umani molto diversi tra di loro."
La #10 ArchiTALKS ci porta a conoscere ed approfondire la lunga attività progettuale e sperimentale dell’architetto e designer Andrea Branzi, uno dei padri del design moderno e del movimento Radical, che attraverso questa lezione ci conduce alle radici di una visione originale e indipendente.
La lezione prende le mosse dall’infanzia e dal contesto sia familiare che geografico di Branzi: Firenze. Proprio la città sull’Arno è un territorio umano molto fertile per la formazione dell’architetto, sia dal punto di vista delle influenze e dei riferimenti che delle esperienze creative e politiche. È all’interno di quest’alveo che nasce, infatti, il movimento Radical di cui Andrea Branzi è uno dei protagonisti, in quanto fondatore del gruppo degli Archizoom Associati insieme a Massimo Morozzi, Dario e Lucia Bartolini, Paolo Deganello e Gilberto Corretti. Gruppo Archizoom che rappresenterà uno dei principali movimenti d’avanguardia degli anni ’60-’70 insieme a Superstudio, UFO, 9999 e Zziggurat.
Il radical design è nato come un movimento giovanile Italiano, ma fiorentino in particolare, che si collocava in maniera critica rispetto alla tradizione canonica della professionalità in un periodo storico e in un contesto abbastanza provinciale. […] Così già durante gli ultimi anni di università vede luce quello che poi si chiamerà il gruppo “Archizoom”, come parte di un quadro giovanile già molto evoluto ed intellettualmente ricco. […] Non siamo mai stati protagonisti di un conflitto politico, al contrario avevamo l'impressione di avere una formazione politica molto evoluta, quindi non c'era niente che riguardava la semplice contestazione o la polemica. […] Avevamo già una spiccata maturità intellettuale che nasceva da vicende anche casuali, di stimolazione reciproca, di fatti tutti questi gruppi d'avanguardia da noi chiamati “Radical” avevano una ricchissima letteratura concettuale, sperimentale e umana.
La lezione, muovendo da queste premesse, affronta i temi e le caratteristiche del movimento Radical, di una ricerca appunto “non contro qualcosa, ma a favore” di un rinnovamento nei diversi ambiti dell’arte: “eravamo a favore del nuovo spazio, delle nuove relazioni, dei nuovi linguaggi, dell'influenza della nuova musica, della nuova moda, della nuova arte.” Ad emergere sono le questioni centrali dell’attività dell’architetto: la scrittura, l’assenza di metodo, la ricerca continua, la sperimentazione, l’attività creativa lontana dalle logiche di mercato.
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L’elemento centrale, la regola, è l’esagerazione, improvvisare e produrre sorpresa come condizione necessaria e come reazione ad un certo tipo di mondo, perché:
Per la progettazione non c'è una metodologia esplicita, ma nasce dalla ricerca, dalla nuova relazione, da possibilità mentali impreviste
e dunque
Se un soggetto è incapace di produrre esagerazione, sorpresa e nuova conoscenza, è già fregato in anticipo in quanto limita la crescita e la maturità. L'esagerazione invece fa parte della scienza, non della pura e semplice conoscenza, quindi è importante evitare sempre di codificare un risultato in maniera permanente e stabile.
Questo sforzo è evidente nel design, come i divani “Safari” e “Superonda”:
Era presente un’indagine sui codici di oggetti non gradevoli che in qualche modo staccava dalla tradizione estetica tipica del “good design”. […] Perché si deve sempre lavorare, com'era nel design classico, attraverso l'eleganza, la raffinatezza, la funzionalità, e non si provano a introdurre invece delle cose più sgradevoli, ma molto più ricche di espressività? […] Il mondo è fatto di oggetti gradevoli e sgradevoli, e quando si vive solo di cose gradevoli c'è il rischio di andare in tilt, indagando perimetri poco ricchi di energia conoscitiva.
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Le parole di Branzi riescono così a raccontare non solo un tempo ma un modo di vedere e di pensare, aprendo a più progetti che hanno caratterizzato la sua esperienza lavorativa: dall’idea della città continua - la No-Stop City - al design, fino alle nuove visioni urbane che propongono una coesistenza tra uomini e animali.
In particolare, il modello della “No-Stop City”:
Nasce da un'intuizione del gruppo Archizoom di superare i limiti tradizionali dell'architettura compositiva per diventare un territorio narrativo illimitato, superando i limiti professionali, diventando una sorta di narrazione filosofica dell'universo costruito più vicina forse al pensiero scientifico che non alla pura e semplice creatività. […] Un mondo illimitato, non perimetrato, che corrisponde a un pensiero che ha un processo espansivo continuo apparentemente non facile da descrivere ma molto facile da interpretare quando si manifesta.
L’ArchiTALKS si conclude, poi, soffermandosi sulla figura dell’architetto, riflettendo sull’insegnamento e sul presente dell’arte e dell’architettura.
Secondo Branzi:
L’arte produce segnali e messaggi perennemente inutili. Un tempo l'arte aveva delle tendenze, degli stili, delle narrazioni, poi progressivamente si è sganciata anche da queste, oggi per esempio l'arte non esprime altro che sé stessa. È come se fosse allo specchio, non ha funzioni collettive, non ha rapporto. Questo è molto interessante: un'arte che non si ripete mai. […] Se voi pensate appunto alla Biennale di Venezia, essa è costituita dalla sommatoria di eventi del tutto inconfrontabili, e che non si vogliono confrontare. Nella stessa architettura oggi è necessario constatare che non esistano due architetture uguali, ciascuna è un’eccezione, come appunto nell'arte o nella poesia e nella musica non esistono due opere analoghe. Ciascuna produce un suo evento emotivo e conoscitivo, ma la somma non esiste, è una forza espressiva dispersa nel vuoto: tutto ciò mi sembra molto interessante, anche se non corrisponde più ai vecchi codici, in quanto ne apre infiniti di più.