Fino al 20 gennaio 2019 alle Gabrielle Jungels-Winkler Galleries della Royal Academy of Arts di Londra andrà in scena la mostra “The Art of Making Buildings” vero e proprio omaggio alla carriera dell’architetto genovese Renzo Piano
Fino al 20 gennaio 2019 alle Gabrielle Jungels-Winkler Galleries della Royal Academy of Arts di Londra andrà in scena la mostra “The Art of Making Buildings” vero e proprio omaggio alla carriera dell’architetto genovese Renzo Piano. Per l’occasione sono stati selezionati dai curatori, Kate Goodwin e Renzo Piano Building Workshop, 16 progetti del senatore Piano, tra cui: il Centre Pompidou di Parigi (1971), la Menil Collection a Houston (1986), l’aeroporto di Kansai a Osaka (1994), il Jean-Marie Tjibaou Cultural Centre di Nouméa (1998), l’Auditorium del Parco della Musica a Roma (2002), il New York Times Building (2007), lo Shard di Londra (2012), la Jérôme Seydoux Pathé Foundation a Parigi (2014) e il Whitney Museum of American Art di New York (2015).
Un ennesimo riconoscimento per Renzo Piano, collocato nella prestigiosa cornice dei festeggiamenti per i 250 anni della Royal Academy.
Renzo Piano e il crollo del ponte Morandi: una visione e una proposta per il futuro
Di certo Renzo Piano negli ultimi mesi è molto attivo nel dibattito mediatico e politico sul crollo del ponte Morandi di Genova, anche per l’offerta di un progetto per la sua ricostruzione, una struttura per superare la tragedia e ricostruire il futuro. Argomento emerso anche durante la presentazione della mostra dove l’architetto genovese ha ripetuto che “i ponti non possono crollare perché i ponti nascono per unire, mentre sono i muri che nascono per dividere”.
Dalla mostra alla Royal Academy of Arts di Londra emerge la coerenza e il metodo usati da Renzo Piano in 50 anni di attività
“The Art of Making Buildings” fa davvero emergere il ruolo sociale ricoperto da Renzo Piano: l’architetto pubblico e il manifesto della sua opera che attraversa con coerenza l’intera produzione dagli anni Settanta ad oggi.
Nel primo caso l’architetto afferma, alla presentazione, come i suoi progetti siano “quasi tutti di edifici pubblici: aeroporti, musei, ospedali, scuole, ecc. Molto semplice è il motivo per cui amo fare progetti pubblici, perché sono per le persone e perché stiano insieme”. Nel secondo caso nelle tre sale della mostra emergono i temi cardine della sua produzione e del suo metodo (trasparenza, luce e leggerezza), lungo il filo conduttore del mestiere dell’architetto che si muove tra tecnica e poesia. La poetry che secondo Piano “svanisce come il silenzio quando si parla”, tanto agognata quanto difficile da raggiungere, ma che può risiedere negli edifici. Questo perché “gli edifici raccontano storie e le storie vanno raccontate in un modo poetico altrimenti svaniscono”. L’architettura diventa così una narrazione culturale e sociale.
Un racconto che si snoda nella prima sala della mostra attraverso documenti inediti (disegni tecnici, schizzi, particolari costruttivi e modellini) disposti su tavoli, concepiti come gli spazi del lavoro, e circondati da sedie come durante una riunione di studio.
Si continua, poi, con il vero chef-d'œuvre dell’intero percorso: l’Atlantide dello studio RPBW costituita da 102 modellini di architetture che lo studio ha costruito nel mondo. Un’isola che non c’è dove poter leggere e attraversare l’intera produzione dell’architetto.
Un mondo sospeso quello di Renzo Piano -come il modellino dell’isola- dove “l’arte di costruire edifici” diventa lo strumento per guidarci al suo interno e nella professione dell’architetto in genere.