Winy Maas di MVRDV è il direttore della rivista DOMUS per il 2019 - ISPLORA
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Tutto è urbanistica

Architetti

Gli ultimi progetti di MVRDV e la nuova Domus firmata da Winy Maas.

La presentazione di Winy Maas come nuovo direttore della rivista Domus per il 2019 è l’occasione per analizzare non solo le scelte editoriali di una delle più importanti e influenti riviste di architettura al mondo, ma è anche l’opportunità di raccontare gli ultimi progetti dello studio MVRDV – di cui Maas è uno dei tre cofondatori – valutandone gli aspetti peculiari e le prospettive progettuali proposte. Il progetto editoriale di Domus “10 X 10 X 10” prevede l’avvicendamento di 10 architetti di fama internazionale alla guida della rivista, per 10 anni consecutivi, dove ognuno firmerà 10 numeri. Una formula che prevede 100 numeri e che porterà la rivista internazionale di architettura a raggiungere i 100 anni di vita.

L'urbanistica al centro del progetto editoriale

Dopo Michele De Lucchi, direttore per tutto il 2018, il suo successore è stato individuato in Winy Maas, cofondatore dello studio olandese MVRDV e docente all’Università di Delft, oltre ad altri numerosi incarichi professionali e didattici in tutto il mondo. Nel primo numero di gennaio con l’editoriale di presentazione l’architetto olandese ha voluto mettere l’accento sul futuro delle città, fissando la traiettoria del progetto della rivista per il 2019 sul “mondo inteso come città”. L’urbanistica, dunque, al centro delle grandi questioni e sfide contemporanee: l’esaurimento delle risorse naturali, le disparità di reddito, le migrazioni di massa, la desertificazione, la crescita esponenziale della popolazione, ecc. L’urbanistica intesa come perno della concatenazione delle discipline che compongono il progetto: architettura, paesaggio e design del prodotto, e motore dell’accelerazione necessaria dei processi – spesso lenti – che portano al cambiamento.

Una lunga lista di desiderata per il cambiamento urbano, quella proposta da Winy Maas, nuovo direttore della rivista Domus

Molte sono le questioni poste dal nuovo direttore della rivista fondata nel 1928 da Gio Ponti sul futuro della città e sul bisogno di un’agenda che strutturi il cambiamento:

“Le nostre città possono essere più responsabili? Più aperte? Più curiose? Possono essere coraggiose e sperimentali? Possono essere veramente verdi? Possono essere bio-diversificate? Possono generare energia, acqua, cibo e ossigeno senza produrre rifiuti? Possono essere umane, sociali, intime, accessibili, democratiche, libere, adattabili, eterogenee, accoglienti? Storia e futuro possono convivere? Possono essere belle e stimolanti? In una parola: possono essere meravigliose?”.

Una lista che si muove attraverso le diverse scale del progetto, da quella microscopica del dettaglio a quella macroscopica della pianificazione su larga scala, in cui lo slogan è: “tutto è urbanistica”. Ad emergere dalle parole e dalle intenzioni di Winy Maas è un manifesto, un modo di intendere e di fare progetti, ribadito a caratteri cubitali sul sito dello studio MVRDV dove campeggia la frase: “We create happy & adventurous places. Innovative, social, green, realistic and remarkable architecture for a changing world”, che in italiano suonerebbe come “Creiamo luoghi felici e avventurosi. Architettura innovativa, sociale, verde, realistica e straordinaria per un mondo che cambia”. Al centro vi è la città mentre lo strumento è l’urbanistica, intesa anche come “espediente che consente alla società di svilupparsi ulteriormente, diventare migliore, più verde e più sociale”, dove il “valore” è quello della “densità urbana” che serve a “prevenire l’espansione incontrollata delle città in tutto il mondo”.

Gli ultimi progetti di MVRDV

Una linea di pensiero e di azione che dal 1993 ha guidato le scelte dello studio olandese, fondato a Rotterdam nel 1992 da Winy Maas, Jacob Van Rijs e Nathalie De Vries, scelte che hanno preso forma praticamente in tutto il mondo per un totale di quasi 125 milioni di mq di progetti urbani (dati dello studio). Così anche per gli ultimi due progetti, in ordine di tempo, quello per le “Taipei Twin Towers” e della “Vanke 3D City” ad emergere è l’interazione con il contesto urbano, con gli abitanti e i fruitori degli spazi.

Tapei Twin Towers

Per le “Taipei Twin Towers” l’obiettivo è quello di dare alla capitale di Taiwan una propria “Times Square”, attraverso un nuovo quartiere urbano verticale, un luogo “vibrante” per lo shopping, il lavoro e il turismo che nascerà sul sito dell’attuale stazione centrale.



Due torri composte da una serie di scatole diverse: in forma, dimensione e materiali, blocchi “parlanti” che comunicano direttamente il loro contenuto, le funzioni sviluppate al loro interno, per mezzo di facciate multimediali interattive: grandi schermi che proiettano di continuo immagini e che contribuiranno a caratterizzare lo skyline di Taipei.



Vanke 3d City

Per la “Vanke 3d City” a Shenzen, invece, il programma prevede di fornire spazi per lo staff per la principale azienda immobiliare della Cina e allo stesso tempo di creare un mix di funzioni che comprendono uffici affittabili, spazi commerciali e per la ristorazione, un hotel e spazi pubblici all’aperto. La proposta di MVRDV mira ad occupare i due lotti del progetto, separati da una strada, attraverso otto volumi diversi che crescendo in altezza e componendosi in maniera diversa arrivano ad unirsi, completando un unico edificio alto 250 metri e con un totale di 167.000 metri quadri di superficie. Come per Taipei anche qui l’idea muove dall’identificazione di una matrice, costituita dal blocco, che mutando in forma e posizione genera un complesso articolato progettato per “raggiungere un equilibrio tra diversità architettonica e coesione”.



Ad ogni blocco corrisponde un trattamento di facciata diverso, dove l’unica dominante è il vetro, e una parola chiave differente: "salute", "energia", "aperto", "squadra", "verde", "natura", "futuro" e "creativo". Parole che riflettono i valori della società Vanke e che si mescolano nel rapporto continuo fra spazio privato e spazio pubblico. Proprio questa sembra essere una delle principali tracce di lettura del lavoro dello studio olandese: la miscela e la ricombinazione di spazi misti, ibridi, sempre utilizzati con ironia nell’idea di generare cambiamento nel tessuto urbano e nelle relazioni fra fruitori e spazio fisico.




Tutte le immagini sono gentile concessione di MVRDV

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