I differenti ambienti, dello spazio domestico, sono stati posti in continuità tra loro e il “corridoio” è stato sottratto, perché ritenuto superfluo, in favore dell’open space.
Nel 1926, Le Corbusier teorizzava i cinque punti dell’architettura proponendo tra questi la pianta libera: uno schema planimetrico basato sull'impiego di pilastri in calcestruzzo armato, che permettevano di eliminare completamente le pareti portanti e garantivano così una notevole libertà nella progettazione degli spazi interni.
Già nel 1923, in occasione del progetto per Villa "Le Lac" - pensata per i suoi genitori - Le Corbusier propose, per il disegno planimetrico, una serie di ambienti continui e il corridoio non fu semplicemente considerato come uno spazio servente, bensì come uno spazio permeato di luce: la lunga finestra a nastro, rivolta a sud, porta all'interno dello spazio abitativo la luce e il lago.
L’uso di questo schema planimetrico ha accompagnato e attraversato la modernità, arrivando fino ad oggi. I differenti ambienti, dello spazio domestico, sono stati posti in continuità tra loro e il “corridoio” è stato sottratto, perché ritenuto superfluo, in favore dell’open space.
Un’interessante lettura progettuale dello spazio dedicato al corridoio è proposta, dello studio BTArchitetti di Aversa, in I’m (not) an hallway, che lo utilizza come punto di partenza e come “scrigno” di tutto il progetto abitativo. In modo provocatorio propongono il concetto di: “Sono (non) un corridoio”.
Il corridoio nasconde gli elementi della casa come uno scrigno, ci conduce da uno spazio all’altro attraverso le sue partizioni. “Sono (non) un corridoio” cerca di descrivere una condizione di fusione tra i due suggerimenti che determinano la funzione e l’idea della forma del passaggio. In questa casa nel cuore del quartiere Vomero a Napoli, il corridoio si unisce e si separa allo stesso tempo ed è avvolto dalla trama materiale del legno che si differenzia per due colori ed essenze. Non è solo una boiserie ma un mobile che vuole essere un set per la vita domestica. Il soffitto amplifica questa condizione attraverso una diversa inclinazione che viene enfatizzata proprio nello spazio di passaggio. Il “faretto” contemporaneo viene riletto come oggetto di design e rivestito con le stesse essenze dell’arredamento/corridoio. La zona giorno è evidenziata dall’uso di una trama di rivestimento mista che contrasta con la trama del parquet in rovere miele. Il corridoio di questa casa ricorda il Dromos del tesoro di Atreo, il percorso attraverso le cose e la vita domestica, un passaggio nello spazio in cui abitiamo.
Scrivono Concetta Tavoletta e Fabio Baratto fondatori di BTArchitetti.
Una seconda lettura del corridoio viene proposta dagli architetti nel progetto Frame House. Un’abitazione che si inserisce nel quartiere di Posillipo a Napoli all’interno di un villino di inizio Novecento.
BTArchitetti ridefinisce il "corridoio", che: guida l’osservatore dentro le viscere della dimora mettendo a contrasto la classica boiserie in stile alla finitura lucida iper-contemporanea. Lo scrigno del corridoio conduce alla zona notte dove tutto lo spazio del riposo è avvolto da pannellature lignee tassellate che contrastano con la purezza del bianco candido delle murature. Gli arredi si incastrano tra la contemporaneità e lo scenario romantico del passato. La zona living è caratterizzata dal mobile lesena che scandisce il passaggio tra lo spazio living e l’area cucina con un’area esterna che consente di fruire della vista mozzafiato. Un progetto in cui il custom made e l’iper technology si fondono così da consegnare un’idea d’abitare tra tradizione e futuro.
Attraverso le voci dei fondatori dello studio BTArchitetti, puoi approfondire il concetto di "corridoio come scrigno" e i progetti I’m (not) an hallway e Frame House nel docufilm: Tra ricerca e composizione, disponibile su Isplora.com!
Credits
- Redazione Isplora
- Fotografie: Mario Ferrara, courtesy by BTArchitetti